lunedì 29 gennaio 2018

Rigatoni di pasta fresca con cavolfiore viola


Come la frutta e la verdura di colore blu o delle varie sfumature di viola - melanzane, radicchio, fichi, mirtilli, prugne, ribes, uva nera o cavolo viola - anche il cavolfiore viola è ricco di nutrienti preziosi, tra cui le antocianine, pigmenti colorati di rosso e blu.
Con l'acqua già salata in cui sono state cucinate, all'ebollizione, le cimette di cavolfiore viola, successivamente messe in una padella larga, si cuoce la pasta, magari di tipo fresco, rigatoni.
Si aggiungono al cavolfiore, due pezzi di formaggio "robiola".

Si aggiunge anche la pasta.

Si amalgama il tutto sul fuoco.
Pronto da servire caldo in tavola.

sabato 27 gennaio 2018

Tram-Ristorante a Milano

Milano è tra quelle città che offrono la possibilità di assaporare diverse tipologie di cucina e, nel contempo, proporle in location particolari. Ma esiste un solo "ristorante" che offre un'ottima cena mentre porta la clientela in giro per la città: il tram ATMosfera.




Foto da Tripadvisor


venerdì 26 gennaio 2018

Dal blog: Il ghigno - curiosità

Lo sapevi che....

Che è impossibile mordersi il gomito.
Che la Coca-Cola era originariamente verde.
Che è possibile fare salire le scale ad una vacca ma non fargliele scendere.
Che il verso di un’anatra (quack-quack) non fa eco, e nessuno sa perché.
Che un coccodrillo non può tirare fuori la lingua.
Che i porci non possono fisicamente guardare il cielo.
Che se tentate di trattenere uno starnuto, potrete causarvi la rottura di una vena nel cervello o nella nuca, e potreste morire.
Che l’accendino è stato inventato prima dei fiammiferi.
Che ogni re delle carte rappresenta un grande re della storia come segue:
Picche: Re David.
Fiori: Alessandro Magno.
Cuori: Carlo Magno.
Quadri: Giulio Cesare.
Che moltiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene 12.345.678.987.654.321.
Che in una statua equestre: se il cavallo ha due zampe per aria, la persona sul suo dorso è morta in combattimento, se il cavallo ha una delle zampe anteriori alzate, la persona è morta in seguito ad una ferita inferta in combattimento, se il cavallo ha le quattro zampe per terra, la persona è morta per cause naturali...
Che il nome Jeep viene dall’abbreviazione usata nell’esercito americano auto per le ‘General Purpose’ cioè G.P. pronunciato in inglese.
Che è impossibile starnutire con gli occhi aperti.
Che i destri vivono in media nove anni più dei mancini.
Che lo scarafaggio può vivere nove giorni senza la sua testa, prima di morire … di fame.
Che gli elefanti sono gli unici animali del creato che non possono saltare (per fortuna).
Che una persona normale ride circa 15 volte al giorno.
Che la parola cimitero proviene dal greco koimetirion che significa: dormitorio.
Che nell’antica Inghilterra la gente non poteva fare sesso senza il consenso del Re (a meno che non si trattasse di un membro della famiglia reale). Quando la gente voleva un figlio doveva chiedere il permesso al Re, il quale consegnava una targhetta che dovevano appendere fuori dalla porta mentre avevano rapporti. 
La targhetta diceva Fornication Under Consent of the King (F.U.C.K.). Questa è l’origine della parola.
Che durante la guerra di secessione, quando tornavano le truppe ai loro quartieri senza avere nessun caduto, scrivevano su una grande lavagna 0 Killed (zero morti). Da qui proviene l’espressione O.K. per dire tutto bene.
Che quando i conquistatori inglesi arrivarono in Australia, si spaventarono nel vedere degli strani animali che facevano salti incredibili. Chiamarono immediatamente uno del luogo (gli indigeni australiani erano estremamente pacifici) e cercarono di fare domande con i gesti. Sentendo che l’indigeno diceva sempre Kan Ghu Ru adottarono il vocabolo inglese kangaroo (canguro). I linguisti determinarono dopo ricerche che il significato di quello che gli indigeni volevano dire era ‘Non vi capisco.’


Che l’80% delle persone che leggono questo testo hanno cercato di mordersi il gomito!!!!! E magari hanno, giustamente, provato a risolvere la moltiplicazione...

martedì 23 gennaio 2018

Nicholas Winton - salvò centinaia di bambini dai campi di concentramento

Nicholas Winton, soprannominato lo "Schindler inglese" per aver salvato 669 bambini, per la maggior parte ebrei, da morte certa nei campi di concentramento nazisti. Nel 1938 e 1938 Winton, allora 29enne, ha organizzato otto treni tra Praga e Londra portando in salvo i piccoli. Per cinquant'anni, l'ex pilota della RAF, ha tenuto segreta questa storia. È stata la moglie Grete che, rovistando in soffitta nel 1988, ha trovato un quaderno con l'elenco dei bambini e a chi erano stati affidati in Inghilterra. "Non sono un eroe, non sono mai stato in pericolo", disse umilmente. È morto a 106 anni, nel 2015.

Gli avevano fatto una sorpresa anche in una trasmissione televisiva, quando erano stati radunati molti dei bimbi ormai adulti, salvati allora...Durante la trasmissione, infatti, della BBC "That's Life!", nella quale Nicholas era presente tra il pubblico, fu mostrato il suo "album" e fu finalmente rivelata la sua coraggiosa impresa. 
Winton, ignaro di tutto, restò sorpreso e con commozione constatò che molti dei signori che erano seduti accanto a lui in trasmissione (che poi si alzarono in piedi per salutarlo ed applaudirlo), erano proprio alcuni di quei bambini, oramai adulti, che egli aveva salvato.

domenica 21 gennaio 2018

Gnocchi di patate preparati da mio figlio Loris

A me piacciono al burro e salvia.

Alla farina (quanto basta q. b.) e alle patate (1 chilogrammo), Loris aggiunge il tuorlo d'uovo, nella preparazione.

sabato 20 gennaio 2018

Lasagne al forno con besciamella e radicchio trevisano

Besciamella:
90 gr. Burro
70 gr. Farina bianca setacciata con passino
Unire girando con frustino, mescolare sul fuoco
In un' altra pentola far bollire il latte
Poi aggiungere a poco a poco il composto di burro e farina, leggermente cotto, al litro di latte in ebollizione, mescolare per altri pochi minuti, aggiungendo sale e noce moscata

Il radicchio trevisano, quattro cespi, precedentemente tagliato a pezzetti e cotto con sale ed un po' d' olio

Lasagne (anche già pronte e fresche)

Alternare gli strati:
- Sulla base della pirofila, porre due cucchiaiate di radicchio cotto
- Lasagne
- Altro radicchio e spolveratina di parmigiano
- Besciamella
E così per quattro volte...
Fiocchi di burro agli angoli e uno al centro

Infornare nel forno riscaldato a 220 gradi per mezz'ora.






venerdì 19 gennaio 2018

La nostra squadra di calcio del cuore

Sembra essere proprio finita, per fallimento,  la storia della prima grande provinciale del calcio italiano: la squadra del Lanerossi Vicenza. Speriamo ritorni come nei mitici anni!

Così disse l'allenatore di allora:
'Ebbi l'onore che Gianni Brera (bravo giornalista e scrittore) fosse venuto in spogliatoio a congratularsi e disse: "Veramente, non avrei mai creduto che una squadra di provincia giocasse al calcio come ha giocato il Vicenza". 
(Giovan Battista Fabbri, allenatore del L.R. Vicenza tra il 1976 e il 1979)
Paolo Rossi capo cannoniere degli anni 1977-1978 ed il suo allenatore G. B. Fabbri.
E la squadra che conquistò, in quegli anni, il secondo posto nel campionato di serie A.

Giocatori famosi del Lanerossi Vicenza Calcio, in ordine alfabetico: Briaschi, Carrera, Cerilli, Faloppa, Filippi, Galli, Guidetti, Lelj, Marangon, Prestanti, Rossi, Salvi, Vincenzi



E da non dimenticare il nostro Roberto Baggio, grande calciatore che iniziò la sua fulgida carriera nel Lanerossi Vicenza.

mercoledì 17 gennaio 2018

Quadro "Il Battesimo di Gesù" di Franco Carollo

L'Artista Franco Carollo ha detto: 

"Fin da quando facevo il chierichetto sognavo di abbellire la nostra chiesa con un mio dipinto. Lo dedico a mia mamma".

Il grande quadro "Il battesimo di Gesù" di Franco Carollo, ora nella Chiesa S. Giovanni Battista a Lugo di Vicenza, nella nicchia adibita al Fonte Battesimale, e ambientato in un'ansa effettiva del nostro fiume Astico.

Franco Carollo contempla, a sinistra, la sua opera mentre viene svelata.
(Foto di Gigi Abriani - Artefoto)

domenica 14 gennaio 2018

Giovanna Grazian ed un suo bel racconto sulla figura del "Barcarolo"


Il Barcarolo

L'aurora non è ancora delineata: manca una manciata di minuti alle ore sette ed essendo gli ultimi giorni dell'anno è buio pesto, nessuna avvisaglia di luce imminente. Poche le auto al posteggio della piscina comunale di Thiene dove il bar all'entrata non è ancora in funzione e la segretaria  non è al suo posto, arriverà a minuti ma le porte sono però aperte e mentre mi avvio alla piscina piccola vengo stordita dallo sciabordìo provocato dalle vigorose bracciate di alcuni frequentatori abituali della vasca grande alla mia destra. E' talmente forte il rumore che mi ricorda il mare grosso, quando le onde sbattono sugli scogli e  pare di sentirlo dentro le orecchie.
E' a quest'ora che si può accedere al primo corso di nuoto libero. Questi mattinieri, amanti dell'acqua e in prevalenza giovani, donne  piene di energia  avanzano a stile libero, avanti e indietro con poderose bracciate: una sorprendente energia che aumenta di vasca  in vasca, sono dei professionisti e mentre li guardo, stupefatta e incredula,  i pensieri tornano ai racconti  di mia madre... classe 1916.
Lei abitava al di là del fiume Astico e mi raccontava della sua amica     d'infanzia: Bruna Barcarola. Un giorno le chiesi:  
Perché Barcarola? Era il suo cognome?
No - mi rispose la mamma - era il soprannome.
Devi sapere che suo padre abitava nelle casette  fatte costruire da Nodari - direttore della cartiera Burgo - in località Serra (Lugo di Vicenza), rasente il greto del fiume. Erano una ventina e stanno ancora lì, malandate e attaccate una all'altra: al pianterreno la cucina e una stanzetta da disbrigo, sopra due camere da letto.
La primavera molto piovosa di quell'anno di tanti anni fa - primo novecento - fece sgretolare il ponte e quelli che abitavano nel mio versante subirono l'isolamento totale.
Il nonno di Bruna era un uomo che sapeva fare un po' di tutto, sempre disponibile a prestare le sue braccia ai vicini in difficoltà. Vista la situazione del momento  si adoperò a cercare grosse tavole di legno. Prese gli arnesi dalla baracca e lavorando di lena costruì una barchetta rudimentale e due remi. Riuscì con il suo ingegno a collaudarla e poi questo divenne per lui un lavoro: avanti e indietro da una sponda all'altra, in attesa che si costituisse una squadra per rendere sicuro il transito con una  passerella.   

Era sempre disponibile per ogni eventualità: trasportò la levatrice al versante Oltrastico, salvando una neonata che si affacciava alla vita con un parto podalico; dopo la mungitura serale, fece ancora  la spola con la bottiglia di latte offerta da un contadino a puerpera e neonata; trasportò il Vicario per l'Estrema Unzione ad un vecchio che chiedeva con insistenza il Sacramento. Ci fu bisogno anche del veterinario per una giovenca primipara; senza la barchetta del bisnonno della mia amica le vicende si sarebbero complicate ulteriormente.   Il tranquillo fiume Astico e la roggia adiacente   che scendeva da Calvene, quel lontano  giorno di primavera aveva sorpreso tutti i residenti di via Serra: l'acqua in cucina era arrivata all'altezza della stufa, dalle finestre delle camere la visione appariva spettrale: galline ruspanti  uscivano spaventate dai pollai sradicati e trascinati giù da Arsiero che galleggiavano in mezzo ad un'acqua color caffelatte;  grossi platani con intatte radici ondeggiavano  e un maiale inerte grugniva e annegava...Per tutti questi motivi l'impresa del nonno di Bruna rimase nella storia e lui venne "battezzato" Barcarolo, così come i suoi figli e pure i nipoti. In paese c'erano pochi  cognomi e di conseguenza molti soprannomi che servivano a distinguere i vari ceppi.
Sono assorta in questi pensieri e mi chiedo cosa penserebbe il Barcarolo se vedesse questi solerti e disciplinati nuotatori che credono nella forza rigeneratrice dell'acqua...Mi soffermo sul poster gigante alla parete di fondo: un primo piano di Federica Pellegrini che emerge inspirando con le mani colme di sfavillanti diamanti: sono grosse gocce d'acqua e non so per quale effetto surreale appaiano tali...L'immagine mi rimanda ai ricordi di una spettacolare escursione alla cascata nella Val di Rabbi, in mezzo alla foresta vergine vista molti anni orsono, dove il vortice d' acqua scrosciando fortemente spezzava il silenzio della natura tanto incontaminata da sembrare irreale.
(GIOVANNA-Anna GRAZIAN)



giovedì 11 gennaio 2018

RACCONTO DI LAURA (10) - VITA DI UNA FAMIGLIA DEL NOVECENTO

Casa natale di Laura Andrighetto a Lugo di Vicenza dove abitavano i nonni (ora proprietà della famiglia Cappozzo).
Ed il fratello di Laura, Claudio, davanti alla casa, centrale nella foto, fatta costruire dal loro Papà e dove hanno vissuto fino alla loro partenza per l'estero, casa annessa a quella appartenuta alla loro Famiglia, a sinistra, con le finestre a bifora.....

Laura scrive: "Tutta la grande famiglia di Mamma era di origine emiliana. 
Papà era Veneto, faceva il rappresentante nella bassa Lombardia e nord Emilia. 
Tramite un'amica comune, si conobbero e si piacquero.
Dopo alcuni mesi, però, la grande famiglia, compresi zii, zie, cugini, si trasferirono a Nizza.
( Non ho mai capito il perchè , avevano negozi, proprietà e l'Albergo al CAVALLO BIANCO a Reggiolo - Reggio Emilia, da poco tempo chiuso definitivamente). Mamma aveva 17 anni. Con Papà si scrissero per 3 anni, poi Papà ultratrentenne scrisse a Mamma: 'Vengo a trovarti, se scocca la scintilla ci sposiamo, altrimenti la
nostra storia epistolare finisce'. 
In treno, dal Vicentino, andò a Nizza. 
Si videro, la famosa scintilla scoccò e Papà voleva sposarsi subito. 
Mamma non era ancora maggiorenne e il
nonno si rifiutò di firmare il consenso . Disse a mio Padre di tornare l'anno seguente quando
Mamma sarebbe stata maggiorenne . Papà tornò a casa e nel frattempo preparò i documenti necessari. L'anno seguente Papà ritornò a Nizza . Mamma era ormai maggiorenne e si sposarono. Andarono   a vivere a Mantova dove Mamma aveva ancora una zia e cugini. 
Lì nacque mio fratello.
Durante la guerra, le città erano le più bombardate, così Papà propose a Mamma di andare
a vivere nel Veneto fino alla fine della guerra. Si sistemarono a casa del Nonno dove nacqui io.
Alla fine della guerra, Papà non volle più ritornare a Mantova. Quello era il suo paese, aveva
i suoi amici e si sentiva a casa. 
Mamma pianse molto, era una donna da città e vivere lì, non era proprio il suo habitat. Gli anni passarono con un susseguirsi di vicende perlopiù tristi.
La mia sorellina morì in un tragico incidente, Papà mancò d'infarto quando avevo 11 anni.

Passarono altri anni, mi feci adolescente, ero insoddisfatta, inquieta, il mio paese mi stava
stretto, dovevo scoprire cosa c'era dietro l'angolo di casa mia e "Volli , fortemente volli", che
a 17 anni, con il consenso di Mamma, andai all'estero,  ma essendo io minorenne, Mamma dovette prima firmare in Municipio per poter ottenere il mio Passaporto. (Lo conservo ancora , pieno di timbri di
entrate ed uscite dei vari Paesi dove sono stata).
Lavorai, studiai, viaggiai molto e scoprii cosa c'era dietro l'angolo.
Mi spostai più volte: Stoccarda, Düsseldorf, Berlino Ovest, al tempo della guerra fredda .
A Berlino Est fui anche, mio malgrado, coinvolta in un caso di spionaggio, finito bene per me.
Berlino era una città interessante, feci molte amicizie e per un paio d'anni vissi bene. 
Poi però mi stancai e incominciai ad essere insofferente. Dovevo andarmene.. e me ne andai a
Londra.
Erano gli anni ' 60, il periodo dello Swinging London che rendeva la città come la capitale assoluta dello stile e delle nuove tendenze in fatto di mode, musica..., The Beatles, Mary Quant, Carnabey Street, The Rolling Stones ecc.... Vidi anche la Regina Elisabetta con i suoi adolescenti figli, al balcone di Buckingam Palace mentre salutavano la folla acclamante.
Forse furono gli anni più belli della mia vita. A volte mi sentivo al "Top of the World".


Tempo e soldini permettendo, viaggiai molto, vidi molto, imparai molto e tutto ciò ha forgiato
il mio carattere e personalità, che reputo non sia poi così male.

Ora, nell'Autunno della mia vita, rivedo il mio passato, il paese e la casa dove sono nata, quella costruita da mio Padre, dove sono cresciuta, là dove ho lasciato la mia fanciullezza.
I rami sono cresciuti altrove ma le radici non si sono spostate, sono rimaste là.

Negli anni sono ritornata più volte al paese natìo, ritrovo le compagne di scuola, amiche carissime, la mia ex casa, vado a salutare il mio Papà e sorellina, lassù dove riposano.... 
Ritornerò finchè potrò."                (Laura Andrighetto)

mercoledì 3 gennaio 2018

Buon 1° Compleanno alla piccola Nora, nipotina dell'amica Laura


Chiesa S. Giovanni Battista - Lugo di Vicenza




La Chiesa di San Giovanni Battista è un imponente e spettacolare edificio religioso che, posto ad un'altezza di circa 200 metri sul livello del mare, domina il Comune di Lugo di Vicenza e ne costituisce l'attuale Chiesa parrocchiale.
Venne edificata tra il 1900 e il 1926 sulle fondamenta di un altro preesistente luogo di culto. All'interno sono conservate alcune opere forse attribuite ai Carpioni oltre a "La decollazione" di San Giovanni Battista attribuita a Francesco Balante, della seconda metà del 1600.
L'affresco dell'altare maggiore, come appariva nella mia foto del 1979, prima di essere coperto dalla sovrapposizione di un bellissimo organo musicale.

Ed ora l'artista Franco Carollo, del luogo, ha donato una sua opera pittorica alla Chiesa, "Il Battesimo di Gesù", che sarà visibile dal giorno 7 gennaio 2018.

lunedì 1 gennaio 2018

DAL CONCERTO DI CAPODANNO - "SUL BEL DANUBIO BLU" VALZER DI JOHANN STRAUSS JR

Si balla il valzer durante una festa della corte viennese del 1900.
(Quadro di Wilhelm Gause)

Come nella poesia di Eugenio Montale - "Il primo gennaio"

....Ora,
uscita sul terrazzo, 
annaffi i fiori, 
scuoti
lo scheletro dell’albero di Natale....

Infatti l'abete piccolo, della foto, ha perso ora tutti i suoi aghi, purtroppo.



Pensieri scaturiti in una mattinata di pioggia e dal bel disegno del cognato Bruno Testolin

Che sia un Anno all'insegna di sorrisi, anche di qualche alzata di spalle, perché no.
Ricordiamoci di non essere però troppo cinici, malfidenti. I buoni propositi poi magari vengono meno, si sa, ma intanto sforziamoci sempre più. Non siamo robot, certo; abbiamo emozioni, circostanze nelle quali dobbiamo anche reagire, l'importante è seguire il nostro buonsenso, essere se stessi ed essere coerenti con buone maniere.
A tutti serve avere, e provare, almeno un po' di gentilezza. Non dobbiamo neanche giudicarci troppo. L'educazione improntataci è già sufficiente a plasmare eventuali inopportuni comportamenti nei confronti di chi ci delude o ferisce. Diamoci altre chances, possibilità per recuperare ....