Ed un bel racconto di Giovanna (Annamaria) Grazian, scritto, dopo aver incontrato l'amico d'infanzia, Claudio-Renato, che, tempo fa, al paese di Lugo di Vicenza, era tornato per una vacanza.
Risveglio d’autunno
(di Giovanna Grazian)
Ogni inizio d’autunno, nella
prima domenica d’ottobre, poco dopo che il calendario segna il passaggio della
stagione estiva a quell’autunnale il richiamo è forte, per Renato (Claudio), l’uomo dagli
occhi blu cobalto. Gli ricorda la festa patronale molto sentita ai tempi della
sua fanciullezza, andata via via scadendo e da poco ripristinata.
Il richiamo è intenso da un po’
d’anni a questa parte del suo paese d’origine, dove ha trascorso l’infanzia e
l’adolescenza tutta, fino alla piena giovinezza.
Mai avrebbe immaginato un tale
risveglio. Un bisogno forte che lo induce - da un po’ di tempo - a fare i
bagagli e tornare. Questo succede con gli anni della piena maturità.
Quando il brulicante passaggio di
turisti riempie le strade, i negozi, le spiagge, di quella che è la sua città
di residenza da oramai tanti anni, lui sente il bisogno impellente di
ritornare.
Al nord, ai piedi dell’altopiano,
dove un giorno lontano a causa d’imprevisti inaspettati, dovette andarsene.
Solo, inesperto della vita e della grande
città affrontò la metropoli, una lingua dura e sconosciuta, un clima freddo e
diverso dal suo collinare, s’immischiò in una realtà diversa e difficile.
Si ritrovò stordito, catapultato in un ritmo
frenetico, assordante. Erano gli anni del dopoguerra e lui si trasformò da
studente attento e scrupoloso, in operaio alla catena di montaggio per una casa
automobilistica di primissima qualità.
Una grave malattia agli occhi non
gli permise di forzarli sui libri, l’improvvisa dipartita del padre e un’altra
disgrazia in famiglia completò il periodo nero per lui, la madre e la
sorella.
Lui che stava completando il
corso di studi, che lo avrebbe messo al sicuro economicamente, la sorte si era
di colpo ribaltata. Dovette ricominciare tutto daccapo.
Ora dopo molti anni mi sta raccontando la sua
vita lontano dal paese d’origine.
<< Mai avrei immaginato -
dice -, il richiamo che mi spinge a lasciare l’invidiata località marina, dove
tanti anziani facoltosi si recano a svernare, e già a Pasqua è piena di turisti
italiani e stranieri assettati di iodio, d’aria tiepida, di paesaggi marini,
circondati a nord da terrazzamenti coltivati ad ulivi e vigneti >>.
Lui, ora racconta come nella sua
mente si sovrapponga sempre più spesso la nostra campagna collinare, il verde
degli arbusti misti. Un paesaggio comune nel nostro vicentino, uno dei tanti
anonimi piccoli paesi con una chiesa, un torrente spesso in secca, delle case
ristrutturate, altre nuove - lui dice delle belle villette - e la gente dei
suoi anni giovanili. Soprattutto quella; gli amici d’infanzia riemergono con
forza, lui menziona nomi e soprannomi dimenticati, trovando aneddoti vecchi di
mezzo secolo. Questo stupisce, che lui non abbia dimenticato niente, come se la
sua mente non sia invecchiata; episodi lontanissimi riportati come siano
successi ieri.
Racconta pure del suo lavoro svolto - dopo il
periodo all’estero - servito per destreggiarsi in tre lingue straniere nel campo alberghiero.
Da cameriere, su fino a direttore
di grandi hotel lussuosi. Tuttavia, ora lui ammette il grande richiamo alla
vita semplice del paese d’origine, ne idealizza il luogo per trattenersi, la
calma che gli pervade appena entra nelle strade familiari; ne assapora appieno
l’amicizia sincera e unica dei compaesani.
“Il suo paese gli restituisce ora,
ciò che il destino gli ha tolto allora”.
La sua casa, la più antica del
centro storico, il più bel palazzo con le bifore veneziane, che non gli
appartiene più.
Lui lo guarda e si chiede dello
sbaglio fatto in tempi lontani. Bastava tenersi un’ala, la colombara con la
torretta che svetta alta nel cielo, dove lui e la sorella salivano nei primi
giorni autunnali ad ammirare i tramonti rossastri verso sud-ovest: i monti
Lessini e le Piccole Dolomiti; a nord dietro la loro casa le prime spruzzate di
neve sull'Altipiano. Neve che avrebbe visto solo in cartolina, mai nel suo
golfo ligure.
Chi non ha fatto uno sbaglio nella vita? Chi
non ha dei rimpianti? Chi non rammenta il primo amore giovanile e non risente
il desiderio di informarsi sulla sua vita, sul destino di una dolce fanciulla
che ha fatto battere il cuore in autunni lontani?
Queste domande sono state
celate per troppo tempo dall’uomo dagli occhi blu. Occhi velati di rimpianti,
lacrime trattenute appena, che galleggiavano nelle pupille dilatate. Occhi di
ragazzo che ho visto inumidirsi, emozionarsi, mentre in una mezz’ora raccontava
la sua vita; ne sciorinava accenni reconditi, tenuti nascosti troppo
tempo.
L’ho ascoltato, l’ho ammirato per la sincerità, l’umiltà, la
riconoscenza che esprime verso gli amici di un tempo, che l’hanno voluto a
pranzo e a cena in tanti, nel suo ritorno a casa. Un risveglio d’autunno sempre
più intenso.
Giovanna Grazian