Norma aveva sempre dimostrato un totale disinteresse per la politica, anche
se le ragioni delle violenze subite, e della sua uccisione, continuano tuttavia
a essere oggetto di interpretazione politica, in particolare riguardo il suo
presunto legame diretto con il fascismo.
Nel 1919-20, lo squadrismo fascista emerse in quelle terre istriane come
elemento di sintesi di istanze antislave sul piano nazionalista e anticomuniste
sul piano politico-sociale. Prima, le varie etnie convivevano tra
loro pacificamente. A Trieste e in tutta l’Istria si sperimentò quel fascismo
di frontiera che, nel 1920-22, intensificò l’azione violenta in tutta la regione.
Norma, come molte altre centinaia di donne e uomini infoibati, è stata
uccisa perché colpevole di abitare un’area geografica oggi divisa tra Italia,
Slovenia e Croazia. In questo senso, la figura di Norma e la sua rilevanza
storica si devono leggere storicamente e politicamente perché questa giovane
donna è una delle tante vittime dell’etnocidio che nel 1943 e nel 1945 ha
sconvolto queste aree di confine.
Norma Cossetto era una studentessa universitaria istriana, torturata,
violentata e gettata in una foiba. È stata uccisa dai partigiani di Josip Broz, meglio
conosciuto come Maresciallo Tito, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. Le
foibe sono voragini rocciose a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione
di corsi d’acqua, tipiche della zona carsica.
La sua storia è emblematica dei drammi e delle
sofferenze soprattutto delle donne dell’Istria e della Venezia Giulia negli anni dal 1943
al 1945. Colpevoli spesso di essere mogli, madri, sorelle o figlie di persone
ritenute condannabili dal regime, molte donne in quegli anni vennero catturate
al posto dei loro congiunti, usate come ostaggi o per scontare vendette
personali.
Nell’estate del 1943, Norma gira in bicicletta per i comuni dell’Istria
raccogliendo materiale per la sua tesi di laurea, intitolata L’Istria
rossa e dedicata allo studio del territorio
istriano ricco di bauxite. Nello stesso periodo, la famiglia Cossetto si vede
costretta a lasciare Visinada perché, all’arrivo dei partigiani titini in
paese, iniziano le minacce dirette verso i vari componenti della famiglia. Il
padre Giuseppe è costretto pertanto a trasferirsi per un breve periodo a
Trieste. Gli zii Giovanni ed Emanuele, fratelli del padre, vengono arrestati
rispettivamente il 16 e il 24 settembre e subito condotti a Pisino.
Il 25 settembre un gruppo di partigiani titini
irrompe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Il giorno successivo prelevano
Norma.
La notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943 viene brutalmente uccisa.
Il 13 ottobre 1943 i tedeschi ritornano in paese
e, a seguito della cattura di alcuni partigiani titini, riescono a fornire
informazioni attendibili a Licia, sorella di Norma, sul destino del padre e
della sorella, confermando l’esecuzione di entrambi.
Il 10 febbraio 2011 l’Università degli Studi di Padova e il Comune di
Padova, nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata del Ricordo in memoria
delle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, scoprono, al Palazzo
del Bo, a Padova, sede dell'Università, una targa commemorativa.