sabato 28 giugno 2014

RACCONTI DI LAURA (4)

E' ritornata LA RAGAZZA DALLA VALIGIA ROSSA per proseguire il suo racconto.....
 
 
 RACCONTO DI LAURA (4)
 
 
Dopo più di due anni trascorsi vicino a Stoccarda, conseguito un diplomino di Tedesco alla Volkhochschule da un anziano simpaticissimo insegnante, non c'era niente di nuovo che mi stimolasse a vivere lì.....

 

Mio fratello e amici erano partiti per Berlino.
 
Io optai per andare a Dusseldorf " alla Pari" da una famiglia pensando che sarei stata costretta a parlare solo Tedesco e quindi migliorare la lingua.
Fu un errore.
 
Alla stazione venne a prendermi Frau Vossen.
 
Segno di riconoscimento " una ragazza dalla valigia rossa ".
 
La famiglia era composta da tre persone.
Herr Vossen che non vedevo quasi mai, Frau Vossen che mi diceva cosa dovevo fare, e Annette, una bimba di 5 anni, molto bella, che sapeva già di essere una figlia di papà, arrogante, presuntuosa, saccente ecc...
 
Veniva poi una volta alla settimana una giovane signora molto gentile a fare le pulizie pesanti e così parlavo con lei.
 
 
 
A scuola non avevo fatto nessuna amicizia perchè finita la lezione
ogni uno se ne andava per conto proprio. La domenica me ne andavo in centro. La città era molto bella, molto ricca e la gente molto elegante.
Passeggiavo da sola lungo il Reno. Da sola andavo ai bar per un caffè e
mangiavo il mio dolce preferito, la Kasekuchen, poi da sola andavo al cinema. Poi ritornavo a casa.
 
 
 
La mia camera era una grande mansarda con bagno e alla sera studiavo o leggevo molto. Così imparai anche cosa significa la parola solitudine.
 

Ero sola e parlavo con la mia valigia rossa....
Anche per questo è stata così importante per me. Lei mi ascoltava silenziosa e mi capiva.

Dopo tre mesi non ce la feci più. Dissi a Frau Vossen che me ne andavo a Berlino dove c'era mio fratello e amici. Cercò di convincermi a rimanere, ma io, quando prendo una decisione, sono già oltre.
Partii un sabato mattina e arrivai nel tardo pomeriggio.
C'era mio fratello ad aspettarmi, e la mia amica spagnola che mi ospitò fino a che nelle vicinanze trovai una stanza in un grande appartamento abitato da una Frau Polacca molto strana e divertente.

L'indomani del mio arrivo, la mia amica mi disse che c'era una festa al quartiere di Spandau. Andammo. Ci sedemmo nell'unico tavolino libero di un bar con grande giardino.

 Dopo un po' due ragazze tedesche ci chiesero se potevano sedersi con noi. Acconsentimmo e cominciammo a fare conversazione. Al momento di salutarci ci scambiammo il numero di telefono.




Con una delle due, malgrado i miei spostamenti, siamo amiche da 50 anni. Abbiamo condiviso gioie e dolori che la vita ci ha riservato.
Lei è stata più sfortunata. Le è mancata la secondogenita per un tumore al cervello.
Ho pianto da sola. Ho pianto con lei e soffro per lei.

Ma questa è un'altra storia......

Laura

mercoledì 25 giugno 2014

Socrate ed Eraclito ritratti da Raffaello

particolare dell'affresco di Raffaello

Socrate ritratto da Raffaello nell'affresco "La Scuola di Atene".
Anche se defilato rispetto ai personaggi principali, Socrate è posto in una posizione di particolare rilievo; Raffaello lo ritrae nella tipica posa dell' "enumerare", caratteristica di filosofi e teologi.

"Sii più saggio degli altri, se riesci; ma non andarglielo mai a dire."
Socrate
"L'uomo più ricco è quello che si accontenta di poco, perché la contentezza è la ricchezza data dalla natura"



particolare dell'affresco di Raffaello

Eraclito, ritratto da Raffaello nella Scuola di Atene, con le fattezze di Michelangelo Buonarroti

Coloro che cercano l'oro scavano molta terra e ne trovano poco -- Eraclito

 
Nulla è permanente tranne che il cambiamento -- Eraclito

 


da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/filosofia/frase-809
 La Scuola di Atene è un AFFRESCO (770×500 cm circa) di RAFFAELLO SANZIO, databile al 1510 e situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", poste all'interno dei Palazzi Apostolici. Rappresenta una delle opere pittoriche più rilevanti dello Stato della Città del Vaticano, visitabile all'interno del percorso dei Musei Vaticani (da Wikipedia).
 

sabato 21 giugno 2014

"SPIAGGIA" A VICENZA....


Vicenza come Parigi: la spiaggia sul Bacchiglione
Un chiosco vista del fiume Bacchiglione nella zona del complesso di San Biagio a Vicenza attrezzato con ombrelloni, sedie sdraio, sabbia, giochi per bambini, come nei lungofiume delle principali capitali europee...
foto dal sito COMUNE DI VICENZA - www.bacchiglione.it




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Vicenza come Parigi: la spiaggia sul Bacchiglione
Il chiosco sarà aperto tutti i giorni dalle 10.30 alle 22.30.


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Vicenza come Parigi: la spiaggia sul Bacchiglione
Particolarmente ricca la programmazione musicale, con dj set ogni venerdì sera e musica live il sabato sera.


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FOTO DAL PRA CAPUTO
 


spiaggia con la copertura
 
 

lunedì 16 giugno 2014

TORTA CON ANANAS E NOCI


Era la specialità di mia zia Elena .......che così me l'ha dettata....
(qui ritratta con mio figlio Loris, anni fa) 

 
INGREDIENTI
 
  • ANANAS FRESCO (oppure un vasetto di ananas sciroppate)
  • 1 Hg. DI FARINA BIANCA  (N.B. 1 bicchiere = 125 gr. di farina) quindi un bicchiere scarso 
  • 3 Hg. DI ZUCCHERO    (N.B. 1 bicchiere = 200 gr. di zucchero) quindi un bicchiere e mezzo di zucchero
  • 6 UOVA INTERE
  • 80 G. DI BURRO
  • 1 CUCCHIAINO E MEZZO DI LIEVITO
  • ALCUNE NOCI
Preparare, nella pirofila in cui si cucina il dolce, il burro facendolo sciogliere, allargandolo ed ungendola bene.
 
Sulla teglia aggiungere 1 hg. e 20 g. dello zucchero, spolverandolo, quindi l'ananas a fette e, all'interno di esse, mettere dei gherigli di noci.
 
Col rimanente zucchero si sbattono prima i tuorli, si aggiunge la farina ed infine si uniscono gli albumi già montati a neve con 2 cucchiaini dello zucchero ed un po' di sale, quindi lievito.
 
Mescolare e rovesciare l'impasto sul fondo della pirofila o teglia da forno, dove abbiamo già preparato l'ananas ed infornare per 45 minuti a 180°.  
 
Quando il dolce si è un po' raffreddato, mettendo il piatto rovesciato sulla teglia, capovolgerlo delicatamente.
 
 
 


venerdì 13 giugno 2014

SAGGEZZA INDIANA...


INDIANI D'AMERICA


Le tribù erano dislocate su tutto il territorio degli attuali Stati Uniti. Le principali tribù erano  :


Sioux,         al nord, tra Dakota, Wisconsin e Nebraska.


Navaho,      ad est, nell’Arizona.


Cheyenne,   vivevano nel Montana confinanti con i Sioux.

Apache,      a sud, nel Nuovo Messico e Arizona.

Comanche,   a sud, nel Texas.

 
I più famosi Capi furono : Toro Seduto, Geronimo, Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa.
 Il capo nelle loro tribù non era una persona che si candidava alle elezioni ma qualcuno che veniva eletto dagli altri senza che lui si esaltasse per le sue capacità.
Per comprendere chi fosse il capo di una tribù di Nativi americani bastava guardarlo negli occhi, occhi dai quali trasparivano sensibilità  e decisione senza presunzione, difficile da trovare tra gli occidentali.



Il Capo Indiano SEALTH "Seattle" della tribù Duwanish aveva scritto UNA LETTERA inviata nel 1855 al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce 
FRANKLIN PIERCE - 14° PRESIDENTE

E' una delle più belle pagine di ecologia ambientale ed ecologia umana che siano mai state scritte. E' un testo che appare attualissimo anche se è vecchio di un secolo e mezzo e dobbiamo, purtroppo, dare ragione al capo Sealth su tutta la linea: è stato un profeta. Dalla distruzione dell'ambiente alla mercificazione di tutto, anche dei rapporti tra le persone.

LETTERA DEL CAPO INDIANO:
....Il grande capo di Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucile a prendere la nostra terra. Quello che dice capo indiano "Seattle", il grande capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete, comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi. Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi scuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo.
La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticando il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle.
Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati, sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò quando il grande capo che sta a Washington, ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremmo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i figli. Quindi noi consideriamola vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra. L'acqua che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell'acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli e anche i vostri dovete perciò dovete usare la gentilezza che usereste con un fratello.
L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all' avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira con il sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. a Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l'uomo bianco no capisce i nostri pensieri.
Una porzione di terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l'ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padre, i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfrutta e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.
Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse questo avviene perché l'uomo rosso è selvaggio e non capisce. Non c'è alcun posto lieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto
in cui sentire lo stormire di foglie in primavera e il ronzio delle ali degli insetti.
Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città sembra quasi che ferisca le orecchie. E che cos'è mai li la vita, se un uomo  non può ascoltare il rumore del
"succiacapre" o delle rane attorno ad uno stagno di notte ?
Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce  sapore del vento che soffia sulla superficie del lago o l'odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o dagli aghi di pino. L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano allo  stesso respiro. L'uomo bianco sembra non accorgersi dell' aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.
Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l'ariasa per noi e l'aria ha lo stesso spirito che essa sostiene. Il vento che ha dato
i nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro.
E il vento deve dare ai nostri figli lo spirito della vita e se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte, è sacra, come un posto dove anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dei prati.
Perciò noi considereremo l'offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione: l'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto centinaia di bisonti marciare nelle praterie, lasciati lì dall'uomo bianco dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non riesco a capire come un uomo bianco preferisca un cavallo di ferro sbuffante che un bisonte che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Che cos'è l'uomo senza gli animali?
Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine perché qualunque cosa capiti agli animali in seguito capiterà agli uomini, tutte le cose sono collegate.
Voi dovete insegnare ai vostri figli che la terra sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo.
Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: LA TERRA E' NOSTRA MADRE. Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano in terra, sputano a se stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra.Questo noi sappiamo.Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce la famiglia..Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra.Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso.
Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva da voi stabilita per il mio popolo.
Noi vivremmo per conto nostro e in pace.Importa poco dove spenderemo la fine dei nostri giorni.
I nostri figli anno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell'ozio e contaminano il loro corpo con cibi, dolci e bevande forti.
Poco importa dove passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà a piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro.
Ma perché dovrei piangere la morte del mio popolo?
Le tribù sono fatte di uomini e nient'altro. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui dio cammina e parla con lui da amico ad amico, non può sfuggire al destino comune.
Può darsi che siamo fratelli dopo tutto. Vedremo.
Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro dio è lo stesso dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è dio dell'uomo e la sua compassione è uguale sia per l'uomo rosso che per l'uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è come far male al suo creatore. Anche l'uomo bianco passerà, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e tra qualche notte soffocherete nei vostri rifiuti.
(LETTERA DEL CAPO INDIANO SEATTLE 1855)




Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario vedete di procurare loro ogni gioia che potete. (Proverbio Sioux)



Non ci interessa la ricchezza, essa non è utile e non la si può portare con sè da morti. Vogliamo allevare i nostri figli. Della ricchezza che voi inseguite, non sappiamo che farcene; vogliamo solamente amore e pace.  
(Nuvola Rossa)

Il nostro primo maestro è il nostro cuore
(proverbio Cheyenne)

lunedì 9 giugno 2014

RACCONTO DI GIOVANNA (ANNA PER GLI AMICI)

 
 
RACCONTO DI .....AMICHE
(E' Anna che racconta di Laura..)

 

...Qualche anno fa, feci un giro turistico, la tappa per il pernottamento era in ...Liguria...
Sapevo che Laura (la ragazza con la valigia rossa) abitava lì, e sfogliando l'elenco telefonico vidi il suo nome da ragazza.
Telefonai e ci raggiunse subito in albergo; mi era sembrata contenta ed emozionata di rivederci.
Squadrandoci riconobbe tutti quelli di Lugo ed esplose: << Qui non nevica mai ma, quando sento parlare di nevicate mi appaiono davanti agli occhi i monti vostri: M. San Piero,M. Corno, Granezza e dintorni >>.
La nostalgia del paese dove aveva trascorso l'infanzia e la prima adolescenza era tutta davanti a lei nello sguardo, in quegli occhi grandi dal colore della madreperla e di getto con la voce incrinata da una velata malinconia iniziò a sciorinare: gli anni alle elementari, le maestre, Don Eugenio con il fioretto di maggio, menzionava i ragazzi vivaci che si arrampicavano sugli alberi a rubare le ciliegie, le scorribande sui prati, la festa del Rosario la prima domenica di ottobre, con la Madonna portata sulla portantina al Gallaro tra mille bandierine che anche lei costruiva d'estate; la pesca di beneficienza con il ricavato per le Missioni africane; la giostra "calci-in-culo" nel cortile delle scuole; verso sera i giochi in piazza con la cuccagna e il solito audace che acciuffava il regalo; lo spacca- pignatte; il cinema sotto l'asilo infantile con i solari che ballavano ad ogni passo; per ultimo i fuochi d'artificio.

 
 
Laura ha conservato il fascino che la distingueva da bambina, la calma nell'esprimersi e i modi misurati nel gesticolare. Mi è sembrata, però, nel contempo semplice, aperta e gentile. Ha parlato delle sue figlie: Z. e K. facendocele vedere in fotografia. Sono molto belle e lei ne va fiera.
Ora non è più impegnata a tempo pieno nel lavoro di guida turistica, solo di rado ritorna alle Cinque Terre con i gruppi inglesi.
Lei e Renato - il fratello - sono tornati l'anno scorso, hanno ancora innumerevoli amici in paese e magari non sanno di aver lasciato una traccia nelle generazioni di quegli anni giovanili, per quel loro modo di parlare, di muoversi, ricercati e totalmente diversi da noi paesani. Durante una breve visita, di ritorno dall'Inghilterra, all'inizio degli anni sessanta ricordo Laura con molta calma sussurrare:- Sorry -. Noi rimanevamo a bocca aperta, affascinate dal suo stile così signorile e cittadino...
 
Pensando a loro li associo ai protagonisti del libro di Giorgio Bassani:
"Il giardino dei Finzi-Contini".

 
 

GIOVANNA "ANNA PER GLI AMICI",
felice di leggere ancora Laura ....


venerdì 6 giugno 2014

BARZELLETTA

Un tizio va dal dottore ed avvicinandosi, gli racconta della moglie:
"Dottore, ho l'impressione che mia moglie sia sorda perché non mi sente mai la prima volta e sempre le devo ripetere le cose."
 
E il dottore gli da' questo consiglio:
"Bene, torni a casa e stando lontano da sua moglie 8 metri le dica qualche cosa. Se non ottiene risposta si avvicini a 6 metri e poi a 4, poi a 2... Così possiamo renderci conto di quanto grave sia il difetto uditivo di sua moglie."
 
Il marito ringrazia per il consiglio e tornato a casa si pone a 8 metri dalla moglie che sta in cucina a preparare una minestra e le dice: "Cara, cosa c'e' per cena?"
Nessuna risposta.
 
Si avvicina a 6 metri e rifà la domanda.
Nessuna risposta.
 
Si avvicina a 4 metri e rifà la stessa domanda.
Nessuna risposta.
 
Allora si avvicina ancora fino ad arrivarle vicino proprio dietro l'orecchio e le chiede ancora:
 
"Cara, cosa c'è per cena?"
 
E la moglie spazientita:
 
"Per la quarta volta, .........minestra di verdure!" 

 

domenica 1 giugno 2014

RACCONTI DI LAURA (3)

RACCONTO DI LAURA (3)
  
A quel tempo vivevo a Berlino.

 
Avevo conosciuto e lavorato con diverse ragazze spagnole e dato che loro non parlavano tedesco, io da loro imparai lo spagnolo che è molto simile al dialetto Veneto. Non ha doppie, e basta aggiungerci una esse e il gioco è fatto. Imparai prima lo spagnolo del Tedesco che è una lingua dura e difficile.
Una mia amica mi invitò in Spagna ospite dei suoi parenti. Mai perdere un'occasione. Accettai. Partimmo in treno ( io con la mia valigia rossa ) e dopo 2 giorni di viaggio arrivammo a Valencia.
 
La città era bella , non molto grande con un bellissimo centro storico. Spesso uscivo da sola a visitare la città e a quel tempo c'erano per la strada i "PAPPAGALLI " ragazzi che lanciavano fischi e complimenti alle ragazze.
Io mi sentivo dire "muy guapa , hermosa, muy mona ( non fraintendete, vuol dire scimmietta, ma è un complimento ) ed altro....
Un giorno, era marzo, faceva particolarmente freddo e c'era vento.
Mi misi in testa un foulard nero di chiffon alla Brigitte Bardot come usava allora.
 
 
Per le vie però nessuno mi guardava, nessun complimento, niente fischi di ammirazione. Rimasi stupita. Ero la stessa ragazza degli altri giorni !!!
Tornata a casa dai miei amici raccontai il fatto e il mistero mi venne svelato. Dato che indossavo un cappotto scuro e un velo nero in testa, pensavano fossi una vedova e rispettavano il mio lutto.  
Non avevo ancora 21 anni, non ero fidanzata, e mi trovavo già vedova! No , questo era troppo.
Non indossai più il foulard nero.
 
Laura