sabato 26 gennaio 2013

Primo Levi - romanzo SE QUESTO E' UN UOMO « Considerate se questo è un uomo ..."

Shoah in ebraico significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Parlare di un evento che ha portato alla morte di almeno 12,25 milioni di persone, tra cui 5,9 milioni di ebrei, dati che secondo alcuni sarebbero persino più tragici

ll 27 gennaio 1945 è il giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivano ad Auschwitz. Trovano l’orrore negli occhi dei pochi superstiti del campo di concentramento.
 
 
 
 

LETTERA DI UN BAMBINO: “Mi chiamo Sril. Sril Jacob. Ho 6 anni. Sono arrivato in questo posto che mi dicono si chiami Auschwitz nella primavera del 1944. Ho viaggiato per giorni su un carro bestiame, con il mio fratellino e mia sorella grande, che si chiama Lili e i miei nonni. Sono arrivato dall’Ungheria, dove dei signori cattivi ci avevano radunato del Ghetto di Budapest. Mi hanno caricato su questo treno sporco e umido, dove siamo stati ammucchiati per giorni. Avevo un po’ paura, ma mi hanno insegnato a rimanere tranquillo e a non fare storie. Così ho sopportato il lungo viaggio, avvolto nel mio cappottino con gli alamari, un po’ rovinato da quella ridicola ed enorme stella gialla che ci hanno appiccicato sopra.”

Nel secondo capitolo di "Se questo è un uomo" Primo Levi ha il suo primo contatto con il lager; nota subito la scritta ARBEIT MACHT FREI all’entrata. I prigionieri vengono svestiti e devono fare la doccia, poi riceveranno altri vestiti. Successivamente i detenuti vengono tatuati con un numero che diventerà il loro nome. Primo Levi è il numero 174517. L’autore descrive la sistemazione del campo e le varie strutture. Parla anche della gerarchia all’interno del campo.
Lo scrittore fu uno delle venti persone sopravvissute fra i 650 che erano arrivati con lui al campo.
« Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no. »

File:Auschwitz gate june2005.jpg

PER NON DIMENTICARE...
ANCHE LA FRASE NOTATA ALL'ARRIVO DA PRIMO LEVI, CHE DICE "IL LAVORO RENDE LIBERI" AI PRIGIONIERI DETENUTI NEL "CAMPO DI ANNIENTAMENTO" DI AUSCHWITZ, SUONA BEFFARDA...

4 commenti:

  1. Sehr schöne Zeichnung!
    Viele Grüße
    Crissi

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  2. Cara Arianna nessuno potrà e dovrà mai dimenticare.
    Tomaso

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  3. Per non dimenticare e per far si che non accada più......Se questo è un uomo è un libro che farei leggere in tutte le scuole......

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  4. Agghiacciante...eppure l'uomo continua ad odiare e annientare i suoi simili irragionevolmente...

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