UN GIORNO SPECIALE
Anche perché tutti i
giorni sono speciali, unici
di Arianna Marangonzin
Sarei sopravvissuta per quanto
tempo ancora? Non lo so. Comunque il mio giorno speciale, quello che pone fine
ai miei giorni terreni potrebbe iniziare così. Non fraintendetemi, avrei
piacere di vivere a lungo. Si fa per dire, naturalmente. Tutti i giorni sono in
qualche modo speciali, molti passano senza troppe complicazioni, altri invece,
a causa di una serie di fattori, trascorrono meno lisci.
Piove
a dirotto da ieri sera. Le previsioni meteorologiche, di cui non si fa a meno
di ascoltarle, avevano detto che sarebbe nevicato sopra i 1500 metri di
altitudine. L’autunno è inoltrato. Le foglie stanno via via ingiallendo o
arrossendo. È
giorno di raccolta differenziata della carta. Mi ricordo che devo ancora
portarla fuori dal cancello dove gli operatori si chinano per gettarla nelle
fauci del camioncino. La carta già posata dagli altri condomini la sera prima è
tutta inzuppata ma ci hanno detto che la carta deve essere macerata per essere
successivamente riciclata, quindi va bene lo stesso. Siamo in piena pandemia,
quella pandemia che mai avremmo creduto di vivere in tempi moderni. Si protrae
ormai da marzo scorso tra lockdown, DPCM, consigli degli esperti e altro. In
televisione e per tutta la serata precedente, ovunque ti imbattessi, ti dovevi
sorbire dibattiti eterogenei sul tema. A volte penso che gli stessi
interlocutori non abbiano la benché minima idea di quanti di loro si
contraddicano tra le proprie teorie iniziali e quelle che attualmente ci stanno
propinando. Si sta assistendo ad una divagazione tale che se l’evoluzione della
pandemia ha fatto rientrare alcuni concetti adesso invece si registra un
effetto quasi terroristico. I batteri sopravviverebbero per tanti giorni, tre
settimane addirittura sulle superfici. Mi sembrava di ricordare che qualche
mese fa i batteri si volatizzassero dopo pochi minuti. Non metto in discussione
le varie ricerche dei tecnici ma siamo tutti ormai in preda ad una sorta di
ansia emotiva.
Risalgo
in casa e mi preparo un buon caffè, intendo quello non decaffeinato. L’aroma è
decisamente diverso. La moka mi avvisa borbottando che il caffè è pronto e
prima che schizzi sui fornelli la spengo. Anche questo semplice rumore
quotidiano fa compagnia, quasi fosse più che una presenza.
Mi
accendo una sigaretta. Fa male, certamente ma mi riassetta i pensieri di tanto
in tanto. Non credo che le cellule cerebrali abbiano beneficio ma ragiono in
quegli istanti anche meglio. Poi mi prendo il pc portatile e butto giù di prima
mattina l’inizio della bozza che ho in mente di sviluppare. Autobiografica. Di
una giornata come tante ma che potrebbe essere speciale? Speciale ipotizzando
che non ce ne siano ancora.
Mi
viene recapitata la spesa: pane, uva bianca, formaggio, arachidi, noci…La
pioggia cade incessantemente e quindi ringrazio tre volte per aver evitato
un’uscita ben più impegnativa o quanto meno fastidiosa.
Mi
accingo quindi, salva connessione ottimale, a lavorare in smart working o
lavoro cosiddetto agile, da casa. Da remoto praticamente si è collegati al pc
dell’ufficio. Dotata di stampante posso anche usufruire di alcune copie da
verificare e controllare, potendo in alcuni frangenti necessariamente non
essere collegata al pc. Buona cosa per salvaguardare gli occhi dal video sempre
così accecante. Nel tardo pomeriggio del giorno prima, rammento poi di essere
stata contattata da utente per aver richiesto formalità in merito ad un
procedimento di mia competenza. Per lavoro vengo contattata telefonicamente in
maniera molto gentile. Sarà perché anch’io mi pongo in modo cortese. Occorre
esserne consapevoli. Non davo, tempo fa, davvero scontato il fatto che se una
persona ti risponde o si approccia delicatamente, possa essere perché anch’io
cerco di non essere al 99% maleducata, scontrosa o insofferente. Certo, a volte
mi è capitato di non poterne più, di alzare la voce in famiglia e nel luogo di
lavoro. Sarà perché non tollero certe ipocrisie. Antonio Gramsci affermava:
“Una delle facce più appariscenti e vistose del carattere italiano è
l’ipocrisia. Ipocrisia in tutte le forme della vita, nella vita familiare,
nella vita politica, negli affari. La sfiducia reciproca, il sottinteso sleale
corrodono nel nostro paese tutte le forme di rapporti, i rapporti tra singolo e
singolo, i rapporti tra singolo e collettività”. Questa chiara affermazione di
Gramsci è una verità sempre attuale. Bisognerebbe disvelare l’ipocrisia
scalfendo la patina di smancerie e di perbenismo che troppo spesso la copre.
Occorrerebbe riconoscere l’ipocrisia quando ne veniamo in contatto. Non è
sempre facile però individuarla.
Mio
marito ha preparato il minestrone. Ieri sera ha messo in ammollo i fagioli
secchi per tutta la notte. Il liquido con altre verdure sta sbollentando ed anche questo mi piace sentire oltre al profumo dolce che invade la cucina e piano piano le stanze attigue. Non abbiamo intenzione di uscire oggi. Poi preparo dei crostini di pane raffermo e pan biscottato, in padella antiaderente, con un filo d'olio e un po' di sale. L'odore sa di abbrustolito. Apriamo le porte-finestre ma richiudiamo subito dopo per effetto dell'aria fresca ed
umida. La tovaglia a quadretti bianchi e verdi è già stesa
sulla tavola. Aria di famiglia. Senza alterchi, in pace. Così mi piace trascorrere più tempo con i miei. Sono terminati i conflitti che a volte emergono
nelle famiglie, più o meno laceranti e destabilizzanti. Si è ristabilito l'equilibrio o almeno auspico che regni a lungo. Ognuno ha le proprie esigenze, i propri tempi, le proprie passioni ed occupazioni. Occorre essere sereni, per quanto lo si possa essere. Rispettarsi e colloquiare sempre con la massima
discrezione. C'è silenzio. In sottofondo si sente la radio. Amo stirare i panni con la radio accesa. Allora alzo il volume e alzo anche ritmicamente i talloni accompagnando le note musicali. Mi sono impegnata a non arrivare al punto di ammassare troppi panni da stirare a mò di albero di natale. Dove scorgo un buchetto nel tessuto o scuciture, prendo ago e filo e rammendo in piedi, vicino all'asse da stiro. Tra una email e l'altra, un controllo, delle integrazioni e rettifiche, uno scorcio attraverso la finestra per vedere quanta pioggia scende ancora imperterrita, e uno spuntino, è ora di finire di apparecchiare la tavola. La trovo già pronta e mi rallegro anche per questo. Addirittura con il minestrone sul piatto e non manca una spolveratina di parmigiano. Ringrazio in cuor mio. Faccio una carrellata all'indietro dei ricordi in cui mi sono state riservate delle gentilezze. Sorrido lievemente. È bello ricordare queste cortesie. Talvolta sono inaspettate e forse ancor più gradite.
Le scortesie non le voglio nemmeno considerare e le lascio in un limbo. Quando si cerca di fare al
meglio i propri compiti o incombenze, comunque vada, si deve avere la consapevolezza di non essere stati menefreghisti ed approssimativi. Non importa come tu venga giudicato, se hai fatto tutto quello che era nelle tue possibilità. Ho rispolverato il deumidificatore portatile e lo azioniamo. Sembra proprio che l'umidità penetri leggermente nelle ossa. Ieri avevo notato che poco più su dei nostri rilievi, aveva già fatto una bella spolveratina di neve. Che bello vedere, da un giorno all'altro, le montagne vestite con altri abiti.
Nel pomeriggio mi chiama una collega recentemente trasferitasi in altra sede
decentrata e contenta di preannunciarmi di essere stata accettata
eventualmente anche in una sede statale. Dopo varie traversie subìte nel vecchio ufficio,
ora, già soddisfatta del suo nuovo ufficio, ha anche la notizia di poter entrare in una situazione lavorativa ben più retribuita, con un balzo a livello economico non indifferente. Da parte mia sono ben felice di questa sua opportunità, dato che le avevo consigliato proprio io, venuta a conoscenza della possibilità di richiedere questa mobilità esterna, di fare istanza. Se la meriterebbe questa chance, previa però del nulla
osta dell'amministrazione di appartenenza. Mi fanno piacere questi contatti con i miei iscritti del sindacato. Avviene uno scambio di informazioni e di confronti che risultano umanamente graditi. L'empatia. L'empatia, dicevo, ti fa anche gioire per qualcuno a cui finalmente la vita concede uno spiraglio di luce. E quando ad esempio guardiamo un film e assistiamo a qualcuno che dà un pugno ad un altro, si attiva, per altro canto, qualcosa che fa sì che ti sembra quasi di avvertirne l'impatto su noi stessi. Strana cosa l'autosuggestione. Ma è inevitabile talvolta. Mi viene alla mente un testo che mi ero salvato:
(Stephen Littleword) Buon tutto ♡
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