E’
un racconto di viaggio molto particolare, quello di Giovanna
Maria Grazian (che è stato anche scelto per un numero della rivista specializzata DM Distrofia Muscolare). Certo,
un modo sensibile
e intelligente di impiegare il proprio tempo libero, partendo però
non dalla propria casa, ma da un istituto di cura a Grado, sull’alto
Adriatico.
......ci muoviamo con lei per le stradine della graziosa
località friulana, imbarcandoci alla fine alla ricerca di luoghi
magici e silenziosi....
Oggi
il piccolo porticciolo è calmo, silenzioso, immobile. Una quarantina
di barche ancorate al sicuro nella darsena soggiornano in tutto
l’inverno; per lo più sono di proprietà di facoltosi austriaci e
tedeschi, disposti a pagare un affitto cospicuo, poiché il posto è
privato e la domanda è alta.
L’insegna
a caratteri grandi mi fa intuire che lì ci sta pure una scuola a
vela. Mi hanno spiegato che queste barche sono di vari tipi: alcune
di plastica a prezzo modico, altre di mogano, con rifiniture di
acciaio di prezzo elevato. E’ come avere un mobile di palissandro
fatto in serie e un altro di noce lavorato a mano. I gabbiani amano
posarsi in alto, sulla cima dove più in su sta una minuscola
antenna; piccole bandierine pendono dai fili degli alberi, alcuni
alti dieci metri, altri più bassi, essenziali per capire da dove
proviene il vento.
Questa
è l’uscita secondaria, la principale è a sud al lato opposto. Lo
osservo dalla mia camera, di qua della cancellata: un altro porto.
L’alta siepe di foglie fitte e fiori bianchi, ora in piena
fioritura, nasconde in parte l’andirivieni di queste altre barche
monoposto, qualcuna azionata a motore.
A
duecento metri la diga, ovvero la passeggiata lungomare; un grosso
lavoro compiuto dagli austriaci all’inizio del secolo. Sul finire
del marciapiede, dove termina lo sbarramento, una piattaforma
rialzata: una trincea ricordo dell’ultima guerra. L’uomo ha
fermato la forza dall’assalto del mare, con una massicciata
voluminosa. L’acqua prima entrava nel centro storico, distruggendo
e corrodendo le case tra le calli. C’è una forte somiglianza di
questa parte interna di Grado con Venezia.
Stormi
di colombi e di gabbiani se ne stanno oggi addormentati, al primo
sole di maggio e così pure qualche ragazza ha tolto gli abiti per un
primo bagno di sole, distesa su un largo masso.
Ieri,
assistendo alla messa nella basilica di Sant’Eufemia, ho visto che
nei secoli è stata ricostruita quasi interamente per ben tre volte,
a causa di queste terribili tempeste che devastano tutto. Il coro -
tutti uomini - che accompagnava le liturgie in latino, alla fine ha
interpretato una canzone, cavallo di battaglia del posto, Madonnina
del mare,
con grande sentimento. Eravamo in tanti ad asciugarci una lacrima. Le
letture sono state recitate in lingua tedesca per i tanti turisti
abituali presenti. Qui la devozione alla Vergine è molto sentita: la
si ritrova all’interno delle stradine, labirinti di calli e
campielli, con altarini in anfratti angusti, disposti con candide
tovaglie e fiori freschi.
Testimoniano che i gradesi sono stati un
popolo di pescatori che fino all’inizio del secolo hanno conosciuto
la miseria più nera: incursioni di pirati e pestilenze. Un medico
fiorentino diede l’avvio alla fortuna turistica, nel filone delle
cure termali, convinto che il clima e la sabbia fossero ottimali.
Il
pomeriggio tiepido, il cielo sereno, ci hanno indotti ad
un’escursione verso Barbana, piccola isola raggiungibile in venti
minuti, con il suo santuario mariano di architettura anticheggiante
del Duecento, dalla splendida cupola azzurra e dal campanile che
spicca a distanza. La Vergine è considerata la protettrice della
città e la prima domenica di luglio si ripete la suggestiva
processione del “Perdon di Barbana”, per sciogliere un voto
contratto sin dai tempi antichi a scongiurare una terribile
catastrofe.
Il santuario (dell'isola di Barbana) è oggi custodito dai frati minori
francescani. Intorno molto verde e anche uno splendido giardino con
una larga varietà di rose e fiori stagionali. Una grande calma regna
in questa oasi sacrale; qui si può pernottare estraniandosi dalla
vita frenetica della città.
Ritornando
con la piccola barca fiancheggiando uno spiazzo di terraferma, ci
accompagna un cospicuo numero di gabbiani e molti si avvicinano ai
bordi.
Noi
facciamo ritorno al nostro porto. Lì ci stanno coloro che si
limitano a vedere il cielo dalla finestra. Un pezzettino di cielo: si
accontentano del nostro racconto. Un volo di gabbiano, di tanto in
tanto.
Giugno 2001
di Giovanna Maria Grazian
(durante il soggiorno fisioterapico a Grado di Giovanna)
Cara Arianna questo si che è un post interessane, io ti ringrazio di averlo condiviso con tutti noi.
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana cara amica, mi raccomando attenzione al forte caldo!
Tomaso
Splendide immagini! Ciao, Arianna
RispondiEliminaE l'autrice Giovanna (Anna) mi scrive:
RispondiElimina"Cara Arianna,
pensa che una prima domenica di luglio di alcuni anni fa, un volontario mi ha accompagnato proprio nel porticciolo, ad assistere alla processione votiva del pardon di Barbana.
La prima barca che ospitava la Madonna era sommersa di ortensie bianche e rosa, così le altre che la seguivano dietro.
Molte grazie dell'ospitalità sul tuo magnifico Blog. Ciao anna (Giovanna Grazian).
Un post interessante da farci riflettere sulle loro condizioni, grazie Arianna di questa condivisione, ogni tanto ci vuole. Ciao e buona serata, Angelo.
RispondiEliminaCiao Arianna ed Annamaria. Molto bello questo racconto , scritto con sentimento .
RispondiEliminaVisto che si parla di gabbiani , mi permetto di aggiungere una breve poesia che mi piace molto
e rispecchia il mio passato .
Non so dove vivono i Gabbiani
dove abbiano il nido , ove trovino pace.
Io son come loro , in eterno volo.
Lavita la sfioro com'essi l'acqua x acciuffare il cibo.
E come forse loro amo la quete , la gran quete marina.
Ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.
Grazie x l'ospitalità .Un bacione ad ambedue . Laura
Molto suggestivo!
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