RACCONTO DI FANTASIA DI CLAUDIO
"IL DELATORE"
Era notte fonda e il paese era avvolto nell'oscurità più assoluta, quando un'automobile nera con i fari bassi attraversò e oltrepassò la piazza, girò a destra e proseguì per alcune centinaia di metri.
Di fronte a una casetta isolata si fermò e dall'auto scesero due uomini in divisa e armati. Con forza picchiarono contro la porta gridando Aufmachen! (aprite!). Dopo un poco, in seguito al continuo picchiare, si sentì un tramestìo di passi e la voce di una donna che gridava impaurita: "Vengo, vengo".
Come la porta si aprì, i soldati si precipitarono dentro la casa, gettando la donna da una parte e illuminando l'interno con una potente torcia. In cima a una scala che portava al piano superiore dove si trovavano due camere da letto, apparve un uomo semivestito, con i pantaloni non completamente indossati, la faccia stravolta dalla paura, i capelli spettinati, le mani tremanti e un paio di zoccoli ai piedi. Komm mit (seguiteci) ordinarono i tedeschi puntando i mitra contro l'uomo.
Il giorno dopo il cielo era completamente coperto. Faceva freddo ma non sarebbe piovuto e nemmeno nevicato. Ad eccezione di una frotta di bambini che si recava a scuola; a quell'ora erano pochi i passanti: la levatrice che andava ad assistere una partoriente, il sacrestano diretto verso la chiesa e che si guardava continuamente intorno con occhi furtivi come quelli di un ladro, l'arrotino che nessuno sapeva da dove venisse ma che un paio di volte al mese passava da quelle parti ad offrire i suoi umili servigi, una maestra trafelata per il timore di essere in ritardo rispetto ai suoi alunni e qualche anziano che non potendo dormire ancora un po' aveva deciso di uscire sperando di trovare qualche osteria aperta dove poter chiacchierare e scaldarsi senza sprecare la legna che aveva in casa. Giovanotti e uomini vigorosi da un pezzo erano spariti. Da tempo la guerra e la paura avevano fagocitato la popolazione migliore di tutti i dintorni: molti erano sotto le armi, altri deportati e altri sulle montagne con i partigiani. La levatrice aveva visitato la paziente e l'aveva assicurata che mancava ancora una settimana al parto, quindi poteva stare tranquilla...
Aveva da anni aiutato tutte le donne del paese a partorire, conosceva i segreti di tutti. Era una donna belloccia con una bellissima voce e quando cantava in chiesa tutti ne erano estasiati. Perfino il sacrestano perdeva la sua aria furtiva e in certi momenti si dimenticava di raccogliere l'obolo per la chiesa e rimaneva con il piattello in mano con l'espressione inebetita che procurava l'ilarità a chi lo avesse osservato in quel momento. Nessuno però aveva mai capito le sue idee politiche anche se tutti erano convinti che le avesse ben radicate.
Quando si venne a sapere che la sera prima un altro paesano era stato prelevato dai tedeschi, la paura in paese crebbe ancora di più e all'osteria si fecero illazioni su presunti delatori (o delatrici). Nessuno però voleva esporsi troppo per non correre il rischio di essere a sua volta sospettato.
In un angolo l'arrotino sorseggiava un po' di vino offertogli dall'oste con il quale chiacchierava raccontando i fatti degli altri paesi che aveva visitato nei giorni precedenti. Era un uomo sul quale la natura aveva infierito con cattiveria. Fisico gracile, leggermente ingobbito, occhi strabici e labbro sporgente da dare al volto un'espressione grottesca e ripugnante. Ciò malgrado era benvoluto. Da anni girava da quelle parti e se veniva preso in giro non si offendeva mai, scrollava le spalle e ridacchiando diceva: "Ma ora me lo offri un bicchiere di vino?" e se erano i bambini a deriderlo, scuoteva il capo e mormorava: "Siete ancora troppo piccoli per capire le sofferenze altrui.."
Apprese così all'osteria che il sospettato di delazione presso i tedeschi ....poteva essere ....il calzolaio.
In un angolo l'arrotino sorseggiava un po' di vino offertogli dall'oste con il quale chiacchierava raccontando i fatti degli altri paesi che aveva visitato nei giorni precedenti. Era un uomo sul quale la natura aveva infierito con cattiveria. Fisico gracile, leggermente ingobbito, occhi strabici e labbro sporgente da dare al volto un'espressione grottesca e ripugnante. Ciò malgrado era benvoluto. Da anni girava da quelle parti e se veniva preso in giro non si offendeva mai, scrollava le spalle e ridacchiando diceva: "Ma ora me lo offri un bicchiere di vino?" e se erano i bambini a deriderlo, scuoteva il capo e mormorava: "Siete ancora troppo piccoli per capire le sofferenze altrui.."
Apprese così all'osteria che il sospettato di delazione presso i tedeschi ....poteva essere ....il calzolaio.
Già! Era stato visto una volta parlottare con un "tedesco". E poi, era l'unico uomo della sua età a non aver mai avuto noie dai fascisti e dai tedeschi. Strano! Qualche tempo prima aveva sollecitato il pagamento di una suolatura di scarpe a quel povero uomo sparito la sera precedente. Era persino arrabbiato e l'aveva quasi minacciato ....
L'arrotino, facendo il suo solito giro, passò davanti alla bottega del sospettato, vi si fermò. E mentre spingeva la porta per entrare, si sentì redarguito: "Ti ho già detto che non mi servono i tuoi servizi, che i miei coltelli li faccio affilare da chi mi fido....". Per nulla intimorito, entrò nella bottega e gli disse: "Non sono venuto per lavoro...ma per avvertirti che tutti pensano a te come spia dei tedeschi. Faresti meglio a cambiare aria per un po' di tempo". Così dicendo se ne andò. Il calzolaio rimase di sasso. Sapeva che certe voci potevano arrivare lontano.
Alcuni mesi dopo , durante la notte, i partigiani fecero irruzione in casa sua rompendo una finestra che dava in un orto. Ma il calzolaio proprio la mattina, di buonora, quando l'alba era appena spuntata, se ne era già andato.
E finalmente venne il 25 aprile.
Porte e finestre si spalancarono, la gente riempì le strade, felice, cantando e abbracciandosi. C'era il parroco che invitava tutti ad andare in chiesa a ringraziare il Signore, il sacrestano che continuava a guardarsi attorno con occhi circospetti, pure la levatrice cantava a piena gola una canzonetta in voga in quei giorni e così la maestra, il farmacista, l'oste, l'arrotino...Costui dalla gioia abbracciava tutti e come un grillo gridava: E' finita se Dio vuole, è finita!". Poi vide alcune donne i cui mariti o figli erano scomparsi. Le consolò avvicinandosi, infondendo loro la speranza che i loro cari sarebbero un giorno ritornati....
Si rivolse anche alla moglie del calzolaio che era una bella donna, l'abbracciò con voluttà; l'aveva sempre sognata, desiderata ma certamente pensava che il suo aspetto non gli avrebbe mai permesso neanche di avvicinarla...Ma era un gran giorno, era festa per tutti e nessuno, neppure lei, ora, l'avrebbe respinto.
E mentre lui la stringeva, un ghigno gli apparve sulle labbra e intanto pensava: "Io solo so dove è finito tuo marito con tutti gli altri...".
Verso la fine di giugno, a una ventina di chilometri dal paese, in una scarpata, fu trovato un corpo, il cadavere irriconoscibile di un uomo del quale molti ravvisarono di riconoscerne l'identità....credettero che fosse proprio l'arrotino scomparso da qualche tempo...
Vendetta o disgrazia?
L'arrotino, facendo il suo solito giro, passò davanti alla bottega del sospettato, vi si fermò. E mentre spingeva la porta per entrare, si sentì redarguito: "Ti ho già detto che non mi servono i tuoi servizi, che i miei coltelli li faccio affilare da chi mi fido....". Per nulla intimorito, entrò nella bottega e gli disse: "Non sono venuto per lavoro...ma per avvertirti che tutti pensano a te come spia dei tedeschi. Faresti meglio a cambiare aria per un po' di tempo". Così dicendo se ne andò. Il calzolaio rimase di sasso. Sapeva che certe voci potevano arrivare lontano.
Alcuni mesi dopo , durante la notte, i partigiani fecero irruzione in casa sua rompendo una finestra che dava in un orto. Ma il calzolaio proprio la mattina, di buonora, quando l'alba era appena spuntata, se ne era già andato.
E finalmente venne il 25 aprile.
Porte e finestre si spalancarono, la gente riempì le strade, felice, cantando e abbracciandosi. C'era il parroco che invitava tutti ad andare in chiesa a ringraziare il Signore, il sacrestano che continuava a guardarsi attorno con occhi circospetti, pure la levatrice cantava a piena gola una canzonetta in voga in quei giorni e così la maestra, il farmacista, l'oste, l'arrotino...Costui dalla gioia abbracciava tutti e come un grillo gridava: E' finita se Dio vuole, è finita!". Poi vide alcune donne i cui mariti o figli erano scomparsi. Le consolò avvicinandosi, infondendo loro la speranza che i loro cari sarebbero un giorno ritornati....
Si rivolse anche alla moglie del calzolaio che era una bella donna, l'abbracciò con voluttà; l'aveva sempre sognata, desiderata ma certamente pensava che il suo aspetto non gli avrebbe mai permesso neanche di avvicinarla...Ma era un gran giorno, era festa per tutti e nessuno, neppure lei, ora, l'avrebbe respinto.
E mentre lui la stringeva, un ghigno gli apparve sulle labbra e intanto pensava: "Io solo so dove è finito tuo marito con tutti gli altri...".
Verso la fine di giugno, a una ventina di chilometri dal paese, in una scarpata, fu trovato un corpo, il cadavere irriconoscibile di un uomo del quale molti ravvisarono di riconoscerne l'identità....credettero che fosse proprio l'arrotino scomparso da qualche tempo...
Vendetta o disgrazia?
(CLAUDIO A.)
Cara Arianna, veramente un bel racconto.
RispondiEliminaIo che ho vissuto in quei tragici eventi posso assicurare che era veramente così.
non ci si poteva fidare di nessuno!!!
Ciao e buona notte cara amica.
Tomaso
Renato, mi fai concorrenza!!!! Bello il tuo racconto! Tomaso dice che era proprio così. Fantasia= Realtà
RispondiEliminaCiao Laura
Bellissimo i fratelli Andrighetto scrittori, bravo Renato la tua storia a me sembra vera, però da te mi aspetto
RispondiEliminaun bel racconto piccante, comincia a scrivere le tue avventure giovanili saluti Tina
che bel racconto molto intenso !!! un abbraccio...
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