sabato 25 marzo 2017

BELLE E SEMPLICI PRESENTAZIONI PRIMAVERILI E PASQUALI


Con sottilette arrotolate, carote a julienne, aneto e prezzemolo...come dei fiori di calle


Uova sode, con incisione in alto per inserimento "crestina" creata con carote e grani di pepe per gli occhietti 

venerdì 24 marzo 2017

AUGURI ALLA CARISSIMA LAURA ANDRIGHETTO!

Auguroni, Laura, di Buon Compleanno!!!! Sono invitata per una tazza di the? Sarebbe così bello! Immaginiamo il tutto e con un grosso abbraccio, saluto te e la tua meravigliosa famiglia. Auguri ancora.

sabato 18 marzo 2017

LETTERA DELLA SCRITTRICE GIOVANNA GRAZIAN pubblicata sul sito del quotidiano La Repubblica www.invececoncita.it

dal sito La Repubblica www.invececoncita.it
La bella lettera dell'amica scrittrice Anna-Giovanna Grazian sul nobile DONO di ferie da parte di colleghi ad una persona con problemi di salute.......

"Vivo in provincia di Vicenza e da molti anni ho imparato  a convivere con una disabilità sempre più invalidante. A giorni sono malinconica, la primavera è la stagione che mi dà un po' di sollievo, quando le prime viole bucano la terra nera e le gemme a poco a poco  rispuntano sui rami scheletrici, mi sento meglio.
Mi aiuto con la scrittura che la definisco: conforto e condanna. Ho pubblicato tre lavori, ricevendo pochi consensi e tanta indifferenza. A volte scrivo delle brevi lettere al mio quotidiano, Giornale di Vicenza, che trovo sulla pagina riservata ai lettori.
Oggi una notizia che mi ha spinto a scrivere sull'esempio della precedente iniziativa di due mesi fa a Marostica quando i colleghi di una mamma con una bambina gravemente colpita da malattia irreversibile hanno donato le loro ferie per permetterle di rimanere a casa per tanti mesi con il suo angelo. Dopo qualche settimana la bambina è però volata in cielo.
Ora leggo che a pochi km da Marostica, alcuni dipendenti Unicomm di Dueville, hanno aderito a una iniziativa simile. In questo caso è una qurantenne dipendente ad essere colpita da un aneurisma cerebrale e, in 173, hanno donato in totale più di un anno delle loro ferie per non interrompere la possibilità di mantenere i diritti contrattuali a questa collega.
Credo che questo gesto sia un esempio da divulgare in tutta Italia; spero che alla giovane donna  le possa  arrivare questa grande vicinanza; credo inoltre che per la famiglia della sventurata sia di grande sollievo  questo gesto; la miglior penitenza, molto più dei digiuni e astinenza dalle carni di questo tempo di quaresima; sarà una Pasqua di resurrezione davvero speciale per tutti questi lavoratori. Meritano di essere chiamati: Angeli della solidarietà umana".
Giovanna Grazian      



Occhio - dipinto di giuliana bacciu

giovedì 16 marzo 2017

UN BIGLIETTO D'AUGURI DAVVERO ARTISTICO! REALIZZATO, IN STILE IMPRESSIONISTA, DAI MIEI CARI AMICI




Ci scuseranno, dall'etere, gli illustrissimi veri autori delle opere: "Donna con parasole" e "Olympia" di E. Manet; "La colazione dei canottieri" - particolare di Pierre-Auguste Renoir.

venerdì 10 marzo 2017

Io e le mie sorelle a Lugo di Vicenza, al Centro Solidale presso ex Scuola Elementare ed il racconto della scrittrice Giovanna Grazian "Pupillo" sui personaggi vissuti nel contesto del quadro

Con Tina e Patrizia (assente l'altra cara sorella maggiore Rita per problemi di salute), davanti al mio quadro ad olio ispirato alla Località "Porta Rustica" tra Lugo e Fara (Vicenza), nei pressi del Parco delle prime ville palladiane.
Il quadro, ora restaurato nella cornice, mi era stato commissionato nel 1979 da mia madre Maria e riporta ancora la data di consegna: 13 maggio 1979.
Inserisco anche una foto d'epoca della Scuola elementare e Municipio di Lugo di Vicenza, come ricorda l'amica Laura nel suo commento, postata dall'esimio Giuliano Simonato nella narrazione di un giovane maestro che prestò servizio proprio nel paese, nel 1937, Giulio Bedeschi, il quale, successivamente, sarebbe diventato un famosissimo scrittore.

La scrittrice amica Giovanna Grazian mi ha scritto, invece, riguardo all'ambientazione del mio quadro: La casa del fattore in curva è degli anni '30, conoscevo la figlia del fattore dei conti Valmarana, ora in casa di riposo.
 Una decina, forse 15 anni fa,  mi ha raccontato la sua storia, tutta vera....

E Giovanna ne ha tratto un racconto bellissimo:

"Pupillo" di Giovanna Grazian

  La bambina era nata quando più nessuno se l'aspettava!
Dopo quattro maschi e con sei anni di distanza dall'ultimo nato, le avevano dato il nome della signora padrona.
Così suo fratello maggiore portava il nome del marito: il signor Conte! 
Era la riconoscenza  verso i signori di cui il padre era dipendente: più precisamente nel ruolo di 'castaldo', si usava questo vocabolo allora, ora si dice 'fattore'.
   In compenso i conti  l'avrebbero sempre chiamata'Pupillo' ed erano stati i suoi padrini di battesimo. Altre fortune la bambina non ne aveva avute, se non quella di essere sopravvissuta a tanti fatti accidentali successi nei primi anni della sua esistenza. Tutto procedeva per il meglio nella casa sulla strada che fiancheggiava l'immensa proprietà dei signori. Il suo papà era benvoluto dai conti, un po' meno dai suoi subalterni, cioè i lavoranti a giornata. Si occupava di tutto ciò che riguardava l'andamento delle coltivazioni e i rapporti con i braccianti; in primavera accompagnava direttamente il conte  per i campi con il calesse. Dava consigli con la sua esperienza sui tempi  delle semine, dei raccolti e  sull'allevamento del bestiame. Accettava consigli e suggerimenti per gestire al meglio i terreni segnalando al signor Conte qualsiasi anomalia.
   Dapprima si lavorava con un contratto di affitto, un tanto al campo, più tardi a mezzadria e tutto ciò che si raccoglieva veniva diviso a metà: trenta campi in pianura e in collina, con tutte le difficoltà delle fatiche manuali. Solo i buoi alleviavano  un poco gli uomini dai pesanti lavori estivi come girare le zolle, tagliare il fieno, raccoglierlo in breve se il temporale avanzava impetuoso e minacciava di mandare all'aria tutta la fatica.
E poi ancora il taglio del frumento, del granoturco, la vendemmia e le bestie...i momenti drammatici del parto, con il veterinario avvisato troppo tardi o introvabile di notte, la drammatica paura quando le mucche si ammalavano.
  Lui, il castaldo doveva riferire al signor Conte l'andamento
dell'azienda agricola, anche le perdite degli animali, la scarsità dei raccolti a causa delle cattive condizioni atmosferiche ed eventuali manchevolezze o errori dei singoli contadini.
   Alcuni braccianti non approvavano l'agire di papà. Pupillo questo lo seppe più tardi, quando di lui era rimasta solo una foto sul comò nella camera di mamma. Le dissero che alcuni lavoranti avevano 'festeggiato' quando lui tragicamente era mancato. Quel lunedì di gennaio con la moto era  a Thiene al mercato del bestiame per trattare la vendita di una mucca. 
 In paese solo lui e il dottore possedevano la moto.
A Zugliano in una curva successe il peggio: l'impatto con un camion. Si salvò la bambola, la prima e ultima bambola con il visetto di porcellana e il corpo di pezza destinata alla bambina 
Pupillo di appena tre anni.
La fortuna della famiglia subì a quel punto un arresto.
   La mamma con poca esperienza non poteva governare il tutto con il figlio maggiore di vent'anni.
Più tardi a Pupillo le fu raccontato che una mattina di ottobre, quando i lavori erano febbrili l'avevano trovata addormentata in un avallo di terreno vicino a un letamaio: la mamma era così stanca da non essersi neppure accorta della sua assenza nel letto. Altre volte non la trovava perché nascosta in mezzo alle foglie del 'moraro'- il gelso - destinate ai  bachi da seta.
Oltre al compito assunto nelle vesti del papà, la mamma badava ai bachi da seta.
 Tutte le famiglie allora avevano questa occupazione in primavera. Serviva quale prima entrata di denari preziosi, dopo la lunga stagione invernale priva di risorse.  il lavoro era così intenso da perdere la cognizione dei bisogni primari.
La mamma ce la mise tutta per drizzare la barca che stava affondando, ma alla fine si convinse che faceva acqua da tutte le parti. I conti nella bella stagione arrivavano in villa, per soggiornarvi tutto il periodo estivo, prolungato fino all'ultima raccolta dell'uva. La mamma faceva passare la piccola attraverso le lance di ferro del grande cancello inferiore alla villa, che confinava con la casa prestata loro, fatta costruire dai conti appositamente per il fattore. Lei entrava con il cestino contenente le uova fresche da portare in villa dove dall'altra parte spaziavano lo sguardo parenti, amici e artisti estasiati da tanta bellezza: tutti increduli e appagati dal panorama.
Nelle giornate limpide si scorgeva la basilica di Monte Berico e più giù la laguna di Venezia. Pupillo ricorda perfettamente quei momenti: la cameriera aveva l'ordine ferreo di controllare le uova attraverso un cerchio di rame e se passavano facilmente venivano riposte nel cestino e rimandate alla mamma, perché non adatte ad essere presentate  alla tavola dei signori. 
La bambina capì solo più tardi la mortificazione della mamma, così le caramelle datele dalla contessa però perdevano il loro sapore dolce.
   A volte si fermava  a giocare con i nipotini ospiti o a guardare chi giocava nel campo da tennis a fianco delle scuderie. I suoi fratelli erano intenti alla sistemazione dei viali, colpevolizzati per non essere stati solerti nei tempi stabiliti. Ogni mezzadro  doveva provvedere a inghiaiare un pezzo di viale.
Con i buoi  scendevano al torrente Astico per recuperare la ghiaia con cui sistemare a dovere la loro porzione di vialetto, così da permettere alle eleganti carrozze di transitare in un fondo ben curato.
   Per Pupillo avevano tutti un atteggiamento di riguardo. lei lo percepiva da tanti gesti e attenzioni, forse per il fatto che portava il nome della contessa che non aveva figlie femmine o perché era orfana di padre. I suoi fratelli assieme alla mamma decisero che doveva studiare.
<< Possibile  si interrogavano, che quattro fratelli non riescano a far studiare la sorella più piccola? >>
   Con enormi sacrifici Pupillo ce la fece. Sempre con la sua bicicletta percorreva i diciotto kilometri (andata e ritorno) per arrivare alla scuola privata, che l'avrebbe resa consapevole
del trattamento diverso riservatole: chi apparteneva alla classe povera già  sarebbe stato penalizzato.
Con rinunce inaudite si diplomò e all'esame di Stato - svoltosi a Vicenza - , da Thiene si recò con altre compagne in 'littorina'.
Alla stazione una sua  compagna tolse dalla borsa due banane, offrendogliene una.
Pupillo guardò l'amica mentre toglieva la buccia e poi assaggiò il frutto mai visto prima.
Si recò quindi, tutta euforica alla villa, residenza stabile dei conti in città, per manifestare loro la sua gioia di aver completato gli studi.
Con disappunto trovò solo le contessine, sorelle del 'Santolo' di battesimo.
<<Ho finito - disse Pupillo - adesso spero mi aiuterete a trovare un piccolissimo posto>>.
<<Hai fatto male a studiare - le risposero - dovevi lavorare la terra e lasciar studiare le cittadine che hanno solo le mura >>.
 Queste affermazioni lasciarono Pupillo senza parole, si sentiva in preda allo sbigottimento più inaspettato, dopo tutte le fatiche sentirsi umiliata oltre ogni dire...
    Suo padre prima di morire aveva acquistato due campi, che i fratelli vendettero per pagarsi il viaggio ed emigrare nel continente, cosiddetto nuovissimo: l'Australia.
Il  Santolo conte, in seguito, dopo ripetute visite disperate di Pupillo, dette alla fine effettivamente  la spintarella per il  fatidico posto di impiegata che ella conservò fino alla pensione. Lavorò come una forsennata, assolvendo il compito con rigore estremo, conscia che la vita è una cosa bella, ma carica di difficoltà.
I suoi fratelli non videro mai più la mamma, lavorarono forse ancora di più  che al paese in terra vicentina, per farsi un avvenire appena discreto. Pupillo lo accertò quando, appena maturata la pensione, trasvolò da loro in visita. Con tanta nostalgia  del paese lasciato,  con grande amarezza per la terra dei conti lavorata dall'alba al tramonto. Lunghi anni di sudori suoi e del padre per pagare  loro il viaggio ed emigrare lontano. Se fossero rimasti da lì a pochi anni avrebbero visto che le cose erano cambiate anche in Italia. 
    E' andata così. La più fortunata alla fine è stata lei: Pupillo.
Con l'aiuto del Santolo di battesimo! Lei nonostante tutto  gli fu  sempre riconoscente e grata.
Il giorno del suo funerale stette veramente male... come se le fosse mancato il padre, conosciuto solamente attraverso i racconti di mamma!