Da Cit. A. Manzoni, “I promessi sposi”, cap. XXXVII
Prima pubblicazione: 15 giugno 1827
Ambientazione: Lombardia, 1628-1630
...'L’altra cosa è che Lucia, domandando del padre Cristoforo a tutti i cappuccini che potè vedere nel lazzeretto, sentì, con più dolore che maraviglia, ch’era morto di peste.
Finalmente, prima di partire, avrebbe anche desiderato di saper qualcosa de’ suoi antichi padroni, e di fare, come diceva, un atto del suo dovere, se alcuno ne rimaneva. La vedova l’accompagnò alla casa, dove seppero che l’uno e l’altra erano andati tra que’ più. Di donna Prassede, quando si dice ch’era morta, è detto tutto; ma intorno a don Ferrante, trattandosi ch’era stato dotto, l’anonimo ha creduto d’estendersi un po’ più; e noi, a nostro rischio, trascriveremo a un di presso quello che ne lasciò scritto.
Dice adunque che, al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de’ più risoluti a negarla, e che sostenne costantemente fino all’ultimo, quell’opinione; non già con ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che mancasse la concatenazione.
“In rerum natura,” diceva, “non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser nè l’uno nè l’altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicchè è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perchè, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all’altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perchè bagnerebbe, e verrebbe asciugata da’ venti. Non è ignea; perchè brucerebbe. Non è terrea; perchè sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perchè a ogni modo dovrebbe esser sensibile all’occhio o al tatto; e questo contagio, chi l’ha veduto? chi l’ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo all’altro; chè questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all’altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, danno in Cariddi: perchè, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d’esantemi, d’antraci...?”
“Tutte corbellerie,” scappò fuori una volta un tale.
“No, no,” riprese don Ferrante: “non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.”
Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all’opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perchè non si può spiegare quanto sia grande l’autorità d’un dotto di professione, allorchè vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l’errore di que’ medici non consisteva già nell’affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell’assegnarne la cagione; allora (parlo de’ primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste), allora, in vece d’orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi.
“La c’è pur troppo la vera cagione,” diceva; “e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell’altra così in aria...
La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s'è sentito dire che l'influenze si propaghino...? E lor signori mi vorranno negar l'influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?... Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de' corpi terreni, potesse impedir l'effetto virtuale de' corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de' cenci! Povera gente! brucerete Giove? brucerete Saturno?
His fretus (ossia basandosi sui fatti), vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle.
E quella sua famosa libreria? È forse ancora dispersa su per i muriccioli'.
Ciao bell'articolo. Ti ringrazio di essere passata da me devo riprendere il tuo indirizzo che andato perduto con un crash. Ti auguro a te e Famiglia Buon Natale e un felice anno 2021 che sia portatore di migliorie in tutto e per tutto.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Grazie. Buone Feste ancora! Un abbraccio!
EliminaOttimo articolo che mi riporta ai tempi della scuola superiore. Certo che parlare di peste in questo periodo dove la nuova "peste" percorre il mondo ci vuole del coraggio. Ciao Arianna e tanti auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
RispondiEliminaBisogna però ammettere che le parole del Manzoni sono davvero strabilianti per lo studio certosino che aveva fatto. Interessante comunque anche quella congiunzione di Saturno e Giove nel periodo dell'ambientazione del romanzo. Un abbraccio e un augurio sincero di buona vita e buone feste.
EliminaCiao Arianna, ho appena aggiunto anch'io una parte del capitolo XXXVII dei Promessi Sposi al mio post sulla congiunzione tra Giove e Saturno, mi sarebbe piaciuto aggiungere le parole di Keplero sulla stella cometa ma nella confusione delle mie bozze non sono ancora riuscita a trovarle.
RispondiEliminaGrazie per gli auguri che ricambio di cuore, buon Natale e che il 2021 ci porti tempi migliori, un abbraccio!
Tutto molto interessante. Grazie. Ancora rinnovo i miei auguri a te.
EliminaGiove e Saturno apparivano infatti ravvicinati come lo sono stati solo nel 1623, quando erano ancora in vita Galileo e Keplero. I due pianeti, dalla prospettiva della Terra, sono stati individuati e osservati insieme come fossero davvero vicini.
EliminaArticolo interessante cara Arianna, un saluto per augurarti buon Natale, un abbraccio Angelo.
RispondiEliminaInteressante davvero. Buon Natale a te!
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