Chi
ha visto i films: " La spia che venne dal freddo " e "
Le vite degli altri " saprà che esisteva una fitta rete di
spionaggio tra servizi segreti Americani
e Russi durante il periodo della "Guerra Fredda " .
Come i
precedenti, questo è un racconto da me vissuto....(LAURA)
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Un
sabato mattina d' Autunno, io, l'amica con la quale dividevo
l'appartamentino a Berlino Ovest, mio fratello e un suo amico, ci recammo a
Berlino-Est a trascorrere la giornata.
Al Checkpoint oltrapassammo
indisturbati il casottino di guardia degli Americani, più avanti la
linea di confine, ed entrammo nell'ufficio di controllo della polizia
Tedesca. Mentre attendevamo che ci fossero riconsegnati i passaporti, entrarono due giovanotti. Sentito che parlavano Italiano, ci
presentammo e chiacchierammo. Loro ci dissero che erano venuti in
auto da Roma in vacanza e quel giorno volevano visitare Berlino Est... e noi
che vivevamo e lavoravamo in città.
Alla consegna dei Passaporti ci
salutammo, loro andavano in centro in auto e noi, come al solito, a
piedi. Trascorsa la giornata, la sera sul tardi, stavamo camminando
verso Checkpoint per rientrare, quando un'auto si fermò e i due
giovani romani ci chiesero se volevamo un passaggio.
Accettammo.
Salimmo tutti e 4 e ripartimmo.
Ad un certo punto, nel
buio, da una stradina laterale, sbucò correndo un uomo e si parò
davanti all'auto facendo segno di fermarsi. Il ragazzo alla guida
frenò di colpo spaventato. Scendemmo tutti e sei per capire
cosa stesse succedendo. L'uomo era un Americano, l'unico che parlava
un po' d'Inglese era mio fratello, così l'uomo, molto ma molto
spaventato, disse
che voleva uscire da Berlino-Est, ma che non aveva più i documenti
con sè.
( Pensai.....chissà in che guaio si era cacciato!!! ).
Aveva solo
un cartellino tipo carta d'identità, che attestava le sue generalità
e il grado di Colonnello dell'esercito degli Stati Uniti. Pregò di
consegnarlo al di
là del confine agli Americani di stanza nel loro casottino. La scena
si svolse in pochi minuti, poi l'uomo, come era apparso,scomparve.
Quel cartellino
scottava. Se la Polizia di controllo ci perquisiva e lo
trovavano, potevamo essere sospettati di spionaggio e trattenuti tutti
ad Est.
Ci
consultammo, nessuno voleva tenerlo, così decidemmo di nasconderlo
in auto sperando in bene. Confesso che, mentre la polizia controllava
i nostri Passaporti, avevamo tutti una gran paura.
Andò bene, l'auto
non fu perquisita.
Attraversata la linea di confine, entrammo nel
piccolo ufficio degli Americani che prestavano servizio di controllo
24 ore su 24 e consegnammo il cartellino. Costoro lo guardarono
esterefatti. Fecero molte domande e
alla fine vollero l'indirizzo di tutti noi. Dopo di che salutammo gli
amici romani che se ne andavano in albergo e noi prendemmo la metro
in Kochstrasse per ritornare a casa nostra. Pensavamo tutto fosse
finito lì.
La
domenica mattina suonarono alla porta della nostra abitazione, andai
ad aprire, due uomini americani in borghese si presentarono. Il più
giovane ci
disse che era figlio dell'Ambasciatore americano in Italia, fungeva
da interprete, l'altro, più anziano, credo fosse un ufficiale del
controspionaggio.
Io e la mia amica fummo interrogate a lungo su
quello che era successo la sera precedente e noi raccontammo come
erano andate le cose. Il pomeriggio mio fratello disse che erano
passati anche da lui. Passarono circa 10 giorni.
Una sera, poco dopo
il rientro dal lavoro, suonarono alla porta. Era lo stesso giovane
americano della domenica precedente insieme ad un altro signore.
Pensai
che anche lui doveva essere un ufficiale che faceva parte del
controspionaggio.
Ci chiesero gentilmente di seguirli per fare una
deposizione scritta.
Noi acconsentimmo, salimmo sulla loro auto e
viaggiammo per più di un'ora per vie e strade sconosciute. Penso
volessero accertarsi di non essere seguiti...........
Arrivammo
in un grande bosco (ce ne sono ancora diversi a Berlino città), ma
con strade ben tracciate, dove vi si scorgevano belle ville
antiche, buie e disabitate. Pensai che dovevano essere state ville
appartenute a ricchi, agli Ebrei, poi confiscate dai nazisti e dopo la
guerra, quella zona si trovava nel settore americano e quindi a loro
disposizione. Entrammo tutti e 4 in una di queste ville, accesero la
luce e ci trovammo in un salone
vuoto, eccetto per qualche seggiola, una scrivania con sopra una
macchina x scrivere.
La mia amica la fecero entrare in un'altra
stanza.
Per
un lunghissimo minuto fui presa da autentico panico Non sapevo dove
ero, tutto era buio, silenzioso e deserto, e se dopo la nostra
deposizione avessero voluto farci sparire, niente di più facile.
Saremmo scomparse nel nulla. Poi incominciò l'interrogatorio e per fortuna mi rilassai. Dissi le stesse cose della volta precedente. Terminato, mi chiesero
di firmare. Dopo di che fu interrogata la mia amica. Capii che volevano i
nostri racconti scritti, e poi, chissà in quale ufficio,
confrontarli e vedere se c'erano delle diversità da far sorgere
dubbi di qualsiasi genere.
Eravamo forse delle spie ??? Ci
riportarono a casa in un tempo assai più breve dell'andata.
Il
Giugno successivo io ero in vacanza in Spagna con le mie amiche
tedesche e questo è quanto mi raccontò mio
fratello al mio ritorno: ".............................
(.....continua nel prossimo post)......."