sabato 20 settembre 2014

"LA MIA VITA" DI TOMASO SCARPEL - EDIZ. 2013 - CAPITOLO 1

VORREI CONDIVIDERE QUESTO BELLISSIMO TENERO DELICATISSIMO LIBRO DELL'AMICO ITALO-SVIZZERO TOMASO SCARPEL (VEDI ANCHE DAL SUO BLOG: http://tomaso-passatoepresente.blogspot.it/)  E CHE, TRAMITE SUO FRATELLO TIZIANO, MI HA INVIATO
-.-.-.-.-.-.-.-
 
TRATTO DAL LIBRO DI TOMASO SCARPEL
 
Prefazione di Nigel Davemport
 
Forse sembrerà retorico, ma il fatto di essere stato invitato a scrivere due righe di presentazione a questo libro mi onora, sinceramente.
Tomaso è mio amico da molti anni e credo di conoscerlo un po’, questa pubblicazione non è
il frutto di un’improvvisa velleità letteraria, ma il bisogno di dare una “sistemazione” ai suoi
ricordi, ovvero agli avvenimenti più importanti che hanno contrassegnato la sua vita.
Com’è noto, egli vive in Svizzera da circa cinquant’anni, parla correntemente il tedesco,
ha svolto diverse attività e ha visto cose che farebbero impallidire chiunque, anche le
persone più ciniche.
Ecco perché è nato questo volume, per condividere delle esperienze, a volte drammatiche ed altre piacevoli.
Il testo è caratterizzato da una certa semplicità stilistica, eppure contiene un suo valore artistico, giacché l’autore ha l’attitudine al racconto, dote che non è di tutti, talvolta nemmeno di chi ha una certa dimestichezza con le Lettere e prova a cimentarsi nella scrittura.
Leggendo questo racconto, ci si rende conto che si dispiega chiaro, interessante, scorrevole,
attraverso episodi che scandiscono il tempo e che, messi insieme, fanno la Storia.
Tomaso Scarpel ne è parte integrante, vi partecipa da oltre ottant’anni, l’ha segnata e ne
è rimasto segnato ed oggi, col suo libro, ne ripropone un frammento, sotto forma di memoriale.
Leggendo queste pagine non si può rimanere indifferenti di fronte a un uomo che ha affrontato tante difficoltà, con senso del dovere e forza d’animo, dimostrando una tempra davvero eccezionale.
E’ questo che sorprende di Tomaso: il fatto che abbia attraversato la vita e sia riuscito a
conservare non solo il suo ottimismo, ma il suo straordinario candore.
 
(Nigel Davemport)
 
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LA MIA VITA

 

 

di


Tomaso Scarpel

 
Questo libro è dedicato alla mia famiglia e ai miei amici.

 

 

 


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Capitolo I

A settantotto anni, voglio provare a  raccontarvi la mia vita.
(I GENITORI DI TOMASO SCARPEL
OVVERO
MARIA E LUIGI NEL 1922)
 
 

Sono nato l’ 8 settembre 1930, da genitori poveri, ma con tanto orgoglio. Mio padre era del 1892 e mia madre del 1898. Io ero il penultimo di cinque figli.
TOMASO ORA    TOMASO 1959

Mio padre non aveva altra soluzione che cercare lavoro all’estero e quindi, tutti gli anni, in primavera, partiva per cercare lavoro in Francia, in Germania, o in qualche località italiana dove ce ne fosse.
Quando avevo cinque o sei anni, vedevo mio padre che alla fine di febbraio preparava le valigie, mentre mia madre, con le lacrime agli occhi, gli raccomandava di stare attento, perché di solito i suoi lavori comportavano un certo pericolo. Era manovale, ma avrebbe potuto trovarsi in situazioni rischiose quando lavorava nelle gallerie che potevano anche franare all’improvviso. Ricordo che, quando lo accompagnavo alla corriera, lo vedevo nascondere il suo dolore per il fatto di lasciare la famiglia.
Nella piazza dove sostava la corriera non era solo lui a partire; ce n’erano molti altri, tutti con lo stesso problema: la sopravvivenza delle loro famiglie. La nostra era una zona di forte emigrazione e l’ottanta per cento degli uomini espatriava per trovare un lavoro stagionale.
La zona di cui parlo si trova ai piedi dei colli coltivati a vigneto, dove si produce il Prosecco. Eravamo orgogliosi di chiamare quella località “Quartiere del Piave” perché la distanza dal mio paese natio alle sponde del Piave è di circa tre chilometri.
Prima della mia nascita, dal 1915 al 1918, tutta l’area attorno a noi fu teatro della prima guerra mondiale e mio padre vi partecipò come soldato di fanteria. Di conseguenza la vita era piena di stenti e le donne aspettavano con ansia il poco denaro che i mariti potevano inviare, facendo i più svariati lavori. Da sempre questi emigranti erano la spina dorsale dell’economia del paese, pur svolgendo dei lavori molto faticosi. Ogni anno, puntualmente, qualcuno ci rimetteva la pelle e tutta la comunità
contribuiva a far rientrare la salma, accollandosi le relative spese.
La vita però continuava sempre onestamente. Ricordo che, quando io e quelli della mia età cominciammo ad andare alla scuola elementare, eravamo tutti contenti.
Era l’epoca del fascismo ed io entrai a far parte dei “Figli della Lupa”. Ad ogni piccola ricorrenza politica o istituzionale, ci si metteva un cinturone a forma di X nella parte anteriore, ed al centro campeggiava una grande M, iniziale di Mussolini.
Passò del tempo e a nove anni divenni Balilla, cambiando completamente la divisa: camicia
nera con copricapo nero munito dello stemma che rappresentava il Littorio, tipico del fascismo.
Siamo negli anni difficili per tutti, 1937 -1940, in un piccolo paese che vive a stento, dove il novanta per cento degli uomini erano emigrati stagionali.
Mia mamma, per sbarcare il lunario, cercava in tutti i modi di guadagnare qualche lira per i suoi cinque figli, facendo la lavandaia per i soldati alloggiati nei vecchi edifici delle scuole. Lavava e stirava, utilizzando ogni minuto per il benessere della famiglia.
In quel periodo le scarpe costavano molto e i soldi non erano mai abbastanza.
Un giorno vidi mia mamma con un vecchio copertone di bicicletta in mano, lei mi chiamò e mi misurò la pianta del piede, poi con un vecchio coltello ben affilato ritagliò due pezzi a forma di piedi; rimasi sorpreso quando vidi che stava lavorando con della vecchia tela di canapa e altri strani ritagli.
Due giorni dopo erano nati un paio di sandali. Fu una cosa geniale per tutta la famiglia, ne confezionò un paio, erano molto leggeri e ci si camminava comodamente.
Le voci si sparsero in fretta ed in paese tutti ne parlavano. Ogni giorno andavano a chiedere a mia madre se poteva farne anche per loro e le portavano vecchie stoffe di tutti i tipi.
Mia madre andò da un vecchio calzolaio e gli chiese se poteva avere una vecchia forma di ferro, quella dove si appoggiano le scarpe per ripararle. Il calzolaio guardò nel suo magazzino e le regalò uno di quei ferri. Ricordo come fosse ieri come era felice.
Aveva trasformato la piccola stanza dove viveva in un vero laboratorio pieno di forme e misure varie di piedi. Non aveva mai tempo per riposare; quel lavoro le dava una certa sicurezza per i suoi cinque figli.
Un giorno arrivò una signora considerata in paese una persona benestante, portò un pacco con della
stoffa e disse: -“Maria, guarda se con questa stoffa puoi fare un bel paio di sandali per me e le mie
figlie”.
Mia mamma esaminò attentamente la stoffa e disse: “Tutto si può fare, ma questa stoffa non è
duratura; se lei accetta io mi prendo questa stoffa e le metto della tela molto resistente e di sicuro verrà bene.
La signora rispose che per lei andava bene.
Mia mamma guardò quella stoffa e vide che era un pezzo molto grande e che forse avrebbe potuto realizzare qualcosa di molto importante. In paese intanto si stavano facendo dei preparativi per i bambini, perché dopo qualche settimana avrebbero fatto la prima comunione e tutti pensavano al vestito per i comunicandi.
Detto e fatto, mia mamma mi prese e mi portò dal vecchio sarto che in paese faceva di tutto e gli chiese se la stoffa sarebbe bastata per un piccolo giubbino e un paio di pantaloni per il suo bambino, che a breve avrebbe fatto la prima comunione. Il sarto prese le misure e con diverse giunture quasi invisibili le confezionò un vestitino carino.
Venne il giorno della prima comunione e anche un povero bambino fece la sua bella figura.
Questa storia sembra una favola, ma è una storia vera. Ve lo può testimoniare quel bambino, Perché
quel bambino ero io.
Nel 1940 con l’inizio della seconda guerra mondiale cominciarono i grandi problemi per l’Italia...............
 
 
( TOMASO SCARPEL )

fine primo capitolo

6 commenti:

  1. Cara Arianna, mi sono commosso, credimi non credevo hai miei occhi.
    Un grazie con un abbraccio infinito.
    Tomaso

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    1. E' stato un piacere pubblicare la prima parte del tuo libro che mi ha veramente entusiasmato ....
      un abbraccio a te!

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    2. Ho letto ora il primo capitolo. Mi sono commossa. Risveglia in me molti ricordi di gente del mio
      paese. Attendo il prossimo capitolo.
      Buona notte Laura

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  2. L'ho letto anch'io, hai fatto bene a condividere una parte della vita del nostro Tomaso. Grazie ad entrambi. Buon fine settimana.

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  3. Il libro di Tomaso l'ho scaricato e letto quando l'ha messo in rete. Il caro Tomaso ha avuto una vita decisamente intensa.
    Buona domenica Arianna un abbraccio
    enrico

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  4. Ho letto con piacere il primo capitolo del libro di Tomaso, bravo,noi di una certa età sentiamo una nostalgia
    nel leggere il nostro passato. Bravo ancora, saluti Caterina

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